lunedì 5 febbraio 2024

Pericolo Lupi in Val Bormida? Cappuccetto Rosso attenta! I Lupi son tornati!

 


Nel 1824 gli ultimi attacchi mortali nella valle

Leonello Oliveri



Proprietà Letteraria Riservata
Riproduzione Vietata

 

Negli ultimi tempi si sono succedute sulla stampa locale notizie di avvistamenti o attacchi in
Val Bormida attribuiti ai lupi. Per ora, fortunatamente, solo a pecore o cani.
Il lupo era, in passato, una presenza costante e preoccupante sulle montagne liguri. Tanto preoccupante da aver dato origine a foschi racconti e da essere stato sottoposto ad una caccia spietata che lo portò alla sparizione, almeno in sede locale. Perché tanto accanimento? Semplice, il lupo, anche se lo abbiamo dimenticato, è un carnivoro, e come tale ha bisogno di carne. Normalmente se la procura attaccando prede indifese, normalmente quadrupedi.

Ma in passato non disdegnava neppure i bipedi, specie quelli piccoli.

Ecco, per esempio, cosa successe a Bardineto il 23 novembre 1824:  Ieri l’altro  verso il giogo di Toirano due grossi lupi si avvicinarono a due ragazzi che stavano alla pastura e, non curando le loro grida e schiamazzi, presero loro una capra e se la portarono via. Detti due lupi, pochi giorni prima, passarono di nottetempo nel Borgo maggiore, si lanciarono sopra un cane da lupo e lo sbranarono sotto la chiesa parrocchiale; e sono varii giorni che continuamente si vedono intorno a questo paese, per cui questi abitanti non si fidano andar a lavorare nelle loro campagne” (1).

In quella occasione, fortunatamente, non ci fu nessun attacco a persone.

            Ma andrà molto peggio due giorni dopo nella regione di Muschieto (Bardineto), dove una qualche “bestia feroce” sbranò una ragazzina di 14 anni. Infatti ”Certa Domenica Ghiglino, figlia di Giuseppe e Catterina Martino, di Bardineto, il giorno 25 novembre 1824, essendo andata alla pastura con tre bovine di suo padre nella regione detta “Moglia di Boero” vicino alle case della borgata detta di Muschieto, fu assalita da qualche bestia feroce che l’ha divorata, avendo soltanto lasciato sul luogo, dove l’ha assalita, il capo e parte della cavità del petto e le ossa della coscia e della gamba. Detta ragazza era dell’età di circa 14 anni e, quantunque il luogo dove fu assalita fosse vicino alla borgata Muschieto e vi fossero persone a lavorare in quelle vicinanza, e segnatamente il padre e la madre della medesima, non si sentì grido alcuno. Dall’esame del cadavere si è osservato che fu presa per il collo e così svenata dalla parte destra. Conviene perciò supporre che sia stata improvvisamente assalita e svenata. Nel suo ritorno dalla campagna il padre andò alla ricerca della ragazza, non vedendola comparire col bestiame, e malgrado tutta l’attività e diligenza usata non poté ritrovarla, avendo soltanto ritrovato il bestiame  disperso per la campagna ed alquanto lungi dal cadavere, che fu soltanto ritrovato ieri mattina (26 detto mese)” (2).

In quell’inverno i lupi dovevano essere assai affamati: un mese dopo, un altro attacco, ancora nel territorio di Bardineto, ancora contro due pastorelli, ancora mortale: “Il giorno 29 dicembre 1824 Giò Batta Zunino di Pellegro, giovinetto di anni 10, fu la seconda vittima delle feroci belve che vagavano sul territorio di Bardinetto. Il triste fatto avvenne nella regione detta “ritano del Gambero” mentre il detto giovane, in compagnia di Giuseppe Borgna di anni 15 trovavasi al pascolo dei bestiami. Fu assalito da un lupo mentre era staccatosi dal detto Borgna per far retrocedere il loro bestiame che si avanzava verso la fini di Castelvecchio; fu sentito gridare una sola volta e fu scannato nella gola da detta fiera e strascinato nel cosiddetto “ritano del Marro” in distanza da detto sito di circa 200 passi, ove fu ritrovato il cadavere nudo e mangiato in tutto il collo, nelle parti esteriori d’ ambe le coscie, sotto il basso ventre fino allo scroto e nella polpa della gamba sinistra” (3).


Lo stesso giorno (29 dicembre 1824) un altro branco di lupi (o forse lo stesso) aveva fatto
L'annotazione del parroco di Bormida 
sull'attacco  mortale del lupo ( 29 /12/1824)
 un’altra vittima a Bormida, dove il  presbiter (?) Hannibal Vassallo così scrive sul Registro dei Morti:  anno Dni Millesimo  octingentesimo vigesino 4° (1824) die XXIX xbris (29 dicembre): Bernardus Ferrando filius Joannnis Baptistae ex Calici hic commorantis aggressus a lupo et ab ipso dilaniatus in meridie in monte vulgo de Pinei hodie sepultus est in virorum tumulo cuius aetas erat 10 annorum circiter. Vassallo Pres”….

Queste aggressioni di lupi in Val Bormida non sono le uniche testimoniate dai documenti: sempre a Bardineto nel 1710 due “confratelli” della Confraternita dei Disciplinanti, Carlo Starico e Benedetto Goso “sono stati uccisi dal lupo”. Ed è forse per questi motivi che, sempre a Bardineto, possiamo leggere un’altra annotazione redatta “con piglio quasi epico”: “Antonio Mattiauda di Carlo prese il lupo il 26 gennaio 1834” (4).

Questi attacchi reiterati di lupi, con vittime (bipedi!),  provocano l’intervento del Comando Militare della Provincia di Savona, che con una circolare del 3 gennaio 1825, (immediatamente successiva agli attacchi a Bardineto e Bormida)  “giusta l’esistenza di  lupi nelle montagne e boschi di questa provincia, per cui rimase vittima alcuni individui, autorizzo la SVI (sindaco di Millesimo) a scegliere 10 individui dei più prodi, muniti di fucile loro (..) a ritrovarsi il giorno 10 a Murialdo, per estirpare siffatti animali. L’intendenza pagherà per una Lupa L. 30, per un lupo adulto L. 15, per un lupino L.6” (5). Trenta lire erano l’equivalente  di 15 giornate di lavoro.

Ma non solo la zona di Bormida, Bardineto, Murialdo era territorio di caccia per i lupi. Anche più a sud, nella zona di Montenotte i lupi avevano fatto la loro tragica comparsa. V. Scaglione ci testimonia che a Montenotte “ il 16 ottobre 1802 Scarone Sebastiano di anni 4, figlio di Gio. Batta abitante in Montenotte Inf. fu dilaniato e ucciso dal lupo”. Un’altra aggressione mortale il 10 settembre dell’anno successivo, 1803, quando ”Bonifacino Giacomo, di anni sette, fu ucciso dal lupo” (6).

La situazione era precipita dal 1815, allorché “infestavano la Liguria e il Piemonte numerosi branchi di lupi, che spargevano lo spavento nelle campagne e nelle province” (7).

Guardiamo quale era la situazione in quegli anni dalle pagine di  G. Martini, Storia d’Italia dal 1814 al 1834, Torino 1850, l. VII, l. VII, p. 216 : “Infestavano da qualche tempo questi ospiti feroci le campagne de  Cantoni elvetici, allorché le autorità del paese per liberarsene ordinarono una caccia generale e, come sempre si pratica fra buoni vicini, ne diedero avviso ai governanti piemontesi affinché prendessero dal canto loro gli usati provvedimenti: Ma costoro avevano ben altre cose più importanti da curare che la faccenda dei lupi: Un giorno era il cerimoniale di corte che si doveva regolare, un altro il baciamano (etc. etc ) (…) : Mancava il tempo, o era scarso, alle cure minori.  Cacciati  pertanto  per   l'incessante  rumore  di tante armi all'interno dalle   montagne elvetiche,  e trovati  aperti i  varchi  dall'Alpi  in Piemonte,  poterono  gl'importuni visitatori  discendere dalle più elevate regioni di quella  catena   ricca di selve, e spargersi  perfino a  devastare  i  siti  più popolosi ed abitati, propinqui al mare. Moltiplicatisi, c spinti dal naturale  bisogno  di alimentare   la  vita, uscivano dalle loro  tane,  e  uniti  o sbrancati assalivano,  non più gli armenti  o gli animali,  ma le stesse persone che andavano a far legna o altro ne' boschi, di alcune di loro  cibandosi  fino  a  sazietà;   di  altre mutilando soltanto  i corpi;  di tutte  facendo un orribile strazio. Poche furono le famiglie che non lamentassero la perdita di un padre, di un figlio o fratello nelle terre visitate dai lupi: la provincia di San Remo soprattutto, nella parte occidentale della Liguria, ogni giorno funestata dalla vista di una cara ed amata persona divorata o malconcia”.

( Disegno di fantasia non relativo alla ns. terra)


Il lupo era quindi una presenza non saltuaria, in Val Bormida, e temuta. Nel 1583 gli Scarampi, signori  di Cairo, avevano dato precise istruzioni ai loro contadini in caso di aggressioni di lupi nella zona di Montenotte: “Se il lupo veniva contro i porci, passassero di qua dal ritano di Montebeverotto verso il Dego e lasciassero stare i porci al lupo” (8).

 Proprio questo timore spiega le disposizioni contro questi carnivori (perché tali sono i lupi) presenti in numerosi statuti medioevali e tardo medioevali che ne incentivavano con premi la caccia e l’eliminazione. Leggiamo, per es., cosa dicevano gli Statuti di Osiglia del 1454 alla rubr. 30: “Di più hanno statuito et ordinato che ogni persona di Osiglia, la quale prenderà alcuna bestia lupo o lupa, grosso o grossa, in tutto il territorio e fini di Osiglia e ancora fuori delle fini circostanti della detta Villa in qualsivoglia modo li prenderà, abbia e debba avere per ogni lupo o lupa soldi venti di Genova, cioè grosso o grossa. E quello che prenderà detto lupo o lupa sia tenuto e debba con la pelle e carni costituirlo avanti a tre buoni testimoni ed idonei d'Osiglia e che se quella persona che prenderà detto lupo o lupa farà qualche frode, cioè che non lo prendesse o che lo comprasse, o quelli o quello prendesse in prestito da alcuno o gli otterrà o avrà con qualche frode, che sia e debba essere in bando e pena di soldi sessanta di Genova(...) E per ogni lupotto o lupotta piccolo o piccola, il quale o la quale prenderà, abbia e debba avere soldi ondeci di Genova(...)".

In seguito alla caccia continua cui questo carnivoro fu sottoposto, i lupi si diradarono dalle nostre valli, fino a sparirne. Uno degli ultimi fu il lupo ucciso, come scrive A. Merialdo (9) il 17 gennaio 1902 sui monti di Riofreddo (Murialdo). Le sue spoglie furono portate in giro fra i vari paesi della zona con grandi festeggiamenti. L’ultimo attacco (a quanto ne so io) sarebbe quello testimoniato da G.L. Scavino (10) che ricorda l’aggressione di un lupo a due viandanti nel gennaio 1903 lungo la mulattiera Osiglia-Melogno: anche questa volta perse il lupo.



Oggi, in seguito a ripopolamenti favoriti (dal 1971 il lupo non è più considerato- dal punto di vista legale- “nocivo”, dal ‘77 è una “specie protetta”), i lupi sono di nuovo presenti anche dalle nostre parti. Ma resta pur sempre un carnivoro: gli servono da 1 a 3 kg di carne a pasto!
Speriamo che queste rimangano solo “vecchie cronache”.





Ormai gli avvistamenti dalle nostre parti riguardano non solo singoli animali ma addirittura esemplari in branchi, mentre nell’Appennino modenese un branco di cinque lupi è stato visto – e filmato- mentre inseguiva e aggrediva un capriolo: cosa sarebbe successo se invece di un quadrupede si fossero imbattuti in un bipede?



Oggi, per fortuna, nei nostri boschi non ci sono più pastorelli bambini.

In compenso c’è chi fa trekking sull’Alta Via, bikers e fungaioli nei sentieri fra i boschi, pic nic fra il verde di famigliole con bimbi al seguito.

E lupi…

Abbiamo l’impressione che il pericolo potenziale non sia ancora stato avvertito.

 Speriamo che le loro strade non si incrocino mai, perché, come si dice, “il lupo perde il pelo ma non il vizio”. E come ben si sa i lupi hanno… una fame da lupi..


E comunque ...poveri bambi... Tempi duri per loro…


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Aggiornamenti 
Questa è l'orma lasciata da un lupo  (così almeno mi è stato detto)  nel giugno del '24 nel mio  orto contiguo alla casa in centro a Cosseria (Sv): allegria! Dovrò impedire ai miei nipotini di andare a raccogliere i pomodori? O scortarli?


Aggiornamento dicembre  2024
La Stampa, 7 dicembre 2024



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aggiornamento 12/01/2025)

"Ora" scatta l'allarme?" Ora? Forse avrebbe dovuto scattare 20 anni fa?

Leonello Oliveri



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Ps. Le immagini con i titoli dei giornali sono state prese dalle locandine dei quotidiani La Stampa e il Secolo XIX, i fotogrammi dai video internet https://www.youtube.com/watch?v=-iCu7en0wdc  e  https://www.youtube.com/watch?v=aIHt8MXxLqo


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1 ) Così leggiamo in G. Balbis, “Historia calamitatum, Bardineto nei secc.XVII-XIX tra lupi e francesi” p.11.
2 ) G. Balbis, ibidem, p. 11.
3 ) G. Balbis, ibidem, p. 11.
4) G. Balbis, ibidem, pp. 6, 12
5 )G. Fracchia, Storia di Millesimo, 1975, p.125
6) V. Scaglione, “Storia e cronica di vita sul Montenotte”, Cengio 1996,p. 163
7)A. Brofferio, "Storia del Piemonte", To., 1849, p.81.
8 ) V. Scaglione, ibidem, 166
9 ) in “Storie e leggende di Murialdo”, Savona 2013, p. 255)
10) in "Storie e racconti della Val Bormida e del ponente" p.179.