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Nel 1961 “si è spento un faro in Val Bormida”: così qualcuno commentò la fine dell’attività
"Ingegno sagace e bollente", come lo descrisse p. Isola, che la storia del Collegio compose alla fine dell’800; “uomo da dipingere”, per usare le parole di un suo famoso discepolo, l’Abba, il cairese scrittore garibaldino autore delle “Noterelle di uno dei Mille”, con “la spada in pugno (..) se fosse stato al secolo l’Italia l’avrebbe visto morire in qualcuno dei moti dal 31 in poi”([1]).
| Il "Collegio" delle Scuole Pie di Carcare |
Grande
“svegliatore di ingegni e di cuori”, per usare sempre
le parole dell’Abba ([2]),
ai suoi allievi trasmise qualcosa di più che la retorica e il
latino.
Canata
esercitò un’influenza notevole su un
gruppo di studenti di questo
istituto, i cui nomi ricorreranno
più volte anche nella storia della nazione. Ebbe soprattutto un ruolo come
“formatore” di animi di futuri uomini che tanto poi si impegneranno
nell’attività politica e risorgimentale di quegli anni cruciali:
cercare di suscitare negli studenti un forte amor di patria unito a
sinceri sentimenti religiosi fu ciò cui mirò, con risultati eccezionali,
almeno per quanto riguarda il primo punto.
Per evidenziare il successo che ottennero le
sue lezioni, permeate di ardente amore per la patria e la giustizia ([3]),
è sufficiente un dato: fra i 1000
giovani che seguirono Garibaldi nella spedizione in Sicilia o ad essa collaborarono,
ben cinque (il cairese Giuseppe Cesare Abba, il piemontese Biagio
Caranti, ([4])
i genovesi Stefano Dapino, Paride
Salvago e un quinto che Abba ricorda senza riportarne il nome) furono ex allievi del Collegio delle Scuole
Pie di Carcare ([5]). Il fatto
che tra i 1000 originari garibaldini
o fattivi collaboratori della
spedizione ci fossero ben 5 ex allievi di Carcare, o se vogliamo il
fatto che tra i 100 allievi del
collegio carcarese ben 5 seguissero Garibaldi, è una
spia indicativa del clima che si respirava fra le aule
dell’istituzione calasanziana ([6]):
per par condicio si potrebbe anche osservare che, fra gli allievi del
Canata dal 1841 al 1858 ben 15 diventeranno sacerdoti.
Conosciamo due opere a stampa di Canata di interesse
letterario, entrambe edite a cura di un confratello, p. Leoncini: un volume di
Tragedie (Torino 1888), uno di versi
(Torino 1889).
Il
primo contiene cinque opere: Severino Boezio, Roknedino ossia Il Vecchio della Montagna, Mosatte o I
Saraceni in Liguria, Saladino e Arrigo degli Alerami ossia I Masnadieri
delle Langhe. In tutto 400 pagine
di versi fitti fitti, ricche di punti
interrogativi ed esclamativi.
Confessiamo
che le abbiamo sfogliate, abbiamo anche cercato di leggere l'ultima -a quanto
si intravede una cupa storia di sangue, figli perduti e ritrovati, fratelli
perfidi e generosi- attratti dai
coinvolgenti versi iniziali ("Vita
d'inferno è questa: ebbri di colpa io traggo i giorni: mi ricorco a sera coi
più fieri rimorsi" e dal fatto che è l'azione è almeno in parte ambientata
nelle nostre Langhe e nella "curtis"
di Dego, di cui l'Arrigo del titolo è marchese: ma ci siamo fermati alla
seconda pagina, di fronte ad un "Sigieri,
ancor t'irruga il rio pensier la fronte!" Dopodiché, lo confessiamo,
ci siamo limitati a leggiucchiare qua e là.
Abbiamo anche letto, o meglio, cercato di leggere, anche un suo Trattato di Estetica,
Certamente
più interessante la lettura dei Versi,
specchio di un'anima che nella vita deve aver sofferto e provato dolori, delusioni, sconfitte ed invidie, ma
confortata da una profonda Fede.
Versi robusti, animo talora disilluso ("Per erma solitudine d'affanni/ vommi inoltrando sott'iniqua stella./ Follie nel volgo, né fratelli inganni/, scienza un deliro di ragion ribelle, i popoli divisi, i re tiranni"), echi foscoliani ("contro i raggi del sol arbore amica"), manzoniani (" son lupi che versan le nordiche selve/ son forti leoni che l'austro nutrì./ O figli di forti, volate alla guerra/ o libera o serva sia sempre la terra"), e perfino scapigliati ("E il proclamato premio/del sapiente dov'è?/ Languisca pur
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| La lapide dedicata a p. Canata nella chiesa del Collegio delle Scuole Pie di Carcare |
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[1] ) ABBA G. C., Ricordi e meditazioni, Biella 1911, p. 165. Abba fu studente nel collegio carcarese dal 1849 al 1854
[2] ) Ecco come Abba ricorda il suo prof. “Gran svegliatore di ingegni e di cuori, il Padre Atanasio Canata di Lerici, nato artista, fattosi frate, vissuto cattedra e libri tutta la vita. Aveva allora passato di poco i 40 anni; serbava tutto il fuoco della gioventù, che doveva essere stato un vulcano; uomo da dipingere con la spada in pugno come San Paolo.
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| Abba in età avanzata |
[3] ) Notiamo incidentalmente che il Canata proveniva da Lerici, villaggio in cui il clima risorgimentale era molto sentito e acceso: di Lerici saranno 5 componenti la sfortunata spedizione di Pisacane, e il paese verrà definito dal locale prefetto, a metà dell’800, “pieno di rivoluzionari”.
[4] ) Biagio Caranti (Sezzadio 1839-91). Fu segretario di quella Società Nazionale che tanta importanza ebbe nel cd. “decennio di preparazione” (1849-1859) e che fiancheggiò concretamente l’operato di Garibaldi. Nel 1860 lo troviamo al Ministero degli Interni, alla segreteria particolare del ministro Rattazzi e poi di Cavour. Nello stesso anno Caranti scrive a Garibaldi per raccomandargli Abba quando il poeta si offre come volontario fra i Mille. Anche il Caranti si reca dopo pochi mesi in Sicilia per raggiungere Garibaldi, a Napoli, collabora col marchese Pallavicini ad “organizzare” il plebiscito che avrebbe sancito l’annessione delle province meridionali al Regno d’Italia. Diviene quindi Reggente del Ministero degli Esteri suscitando l’ira del Cavour che si vede ritornare tra i piedi colui che aveva silurato in precedenza. Nel 1865 troviamo Caranti come capo divisione del ministero dell’agricoltura. In questa carica sostiene proposte gravide di conseguenze per la nascente industria italiana, essendo un fautore della politica del libero scambio con l’Europa: niente dazi per importare materiale per lo sviluppo industriale e ferroviario italiano, in cambio libera esportazione dei prodotti agricoli, con vantaggi anche per il sud. Nel 1866, quando già si profilava la III guerra di indipendenza, il Caranti
| Biagio Caranti |
[5]) ABBA G. C., Ricordi e meditazioni, Biella
1911, pp.3, 21. Ex allievo degli Scolopi (ma di Torino) fu anche un altro dei
1000: Luigi Maria D'Albertis, nato a Voltri il 21/11/41, morto a Sassari
l'8/9/1901 (v. DOLDI
S., Alle origini della Scienza in Liguria, Genova 1990, Prima Cooperativa
grafica Genovese, p.146).
[6] ) C'è però da dire che non tutto l'ambiente del Collegio era allineato sulle idee "politiche" del Canata.
[7] ) CAPASSO A., Traversagni, Chiabrera, Abba. Tre scrittori del nostro passato, Ed. Liguria, Sv., 1988, p. 232.
[8] )P. Atanasio Canata, Trattato di Estetica, a cura di L. Cattanei, GRIFL, Cairo Mont., 2010
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| I Padrrei del Collegio di Carcare ricordati nella loro capella funebere nel locale Cimitero |






