domenica 13 ottobre 2024

L'insediamento romano di (Piana) Crixia


Leonello Oliveri
Proprietà Letteraria Riservata
Riproduzione vietata


Primi (e ultimi) scavi nella mansio romana di Crixia (Savona)- 1975
Tracciato della via Aemilia Scauri

Nell’ormai lontanissimo 1975 fu effettuato (organizzato, diretto e controllato dalla Sovrintendenza Archeologica di Genova) uno scavo archeologico in quello che fu, molto probabilmente, l’insediamento della mansio romana di Crixia (SV.) posto sul tracciato della via Aemilia Scauri.

I risultati dello scavo furono allora pubblicati in diverse sedi (1). Trattandosi però di pubblicazioni ormai datate e di non facile reperibilità, riteniamo non inutile ripresentarle qui in rete, come furono allora pubblicate, per renderle più facilmente accessibili e fruibili.


Nell'ottobre dell'anno 1975 si è svolta la prima ( e unica!) campagna  di scavo nell'area del presunto insediamento romano di Crixia (Piana Crixia, Savona). Lo scavo, organizzato, diretto ed realizzato sotto il controllo della Sovrintendenza, è stato materialmente effettuato da volontari dell’allora «Centro Archeologico Val Bormida» (ora defunto da tempo) coordinati e diretti dal sottoscritto (2).

La località interessata (l'ultimo comune in provincia di Savona, posto sulla statale Savona-Alessandria a 40 km dal capoluogo) sorge probabilmente sul percorso dell' antica via Aemilia Scauri, la strada che, fatta costruire durante la censura di Emilio Scauro nel 109 a. C., univa Vada Sabatia (Vado Ligure) ad Aquae Statiellae (Acqui Terme) (3]). Essa toccava, partendo da Vado, Canalicum, Crixia, Aquis. Le distanze fra le varie località variano a seconda delle fonti che ce le hanno tramandate. L'Itinerarium Antonini (289, 3) le pone in questo ordine: Vadis Sabati[i]s m[ilia] p[assuum] XII Canalicum, m. p. X Crixia, m. p. XXX Aquis. La Tavola Peutingeriana pone le località nello stesso ordine, ma ne varia in questo modo le distanze: Vadis. XVII Calanico, XX Crixia, XXII Aquis Statelis. Nessuna di queste due serie di distanze trova un riscontro esatto sul terreno. È però possibile rintracciare i centri ricordati (4), sia Canalicum, posto tra Cairo e Carcare, all'altezza dell'antica pieve di S. Donato (oggi Madonna delle Grazie), sia Crixia, pochi km. più a nord del Comune di Piana, nei pressi della frazione denominata «Pareta» (5).
Canalicun ( anzi, Calanico) e Crixia  nella più antica "cartina" della nostra zona: la "Tavola
Peutingeriana", copia forse del XIII sec. da un originale forse del III-IV d.C.


Dopo parecchie ricognizioni sul terreno, proprio questa zona è stata scelta per effettuare il saggio per confermare o meno la esistenza di un insediamento romano in un'ampia zona di campagna e per vedere se era possibile riallacciarlo alla mansio romana di Crixia.

La zona prescelta era un terreno privato coltivato. L’effettuazione dello scavo fu innanzitutto resa possibile dalla collaborazione dei diretti interessati, resi partecipi e “consapevoli” delle vicende storiche del territorio, anche perché – terminato lo scavo, chiusi i buchi, ripristinato lo stato dei luoghi- essi sarebbero stati i futuri “custodi” della zona.

Trattandosi di zona mai scavata, e dovendo limitare i disagi per i proprietari e contenere lo scavo entro limiti temporali ( e spaziali) ben precisi ( si trattava di un’area agricola coltivata a granoturco: per effettuare lo scavo gli archeologi prima sono prima diventati…contadini raccoglitori..) si è deciso di adottare il criterio dello scavo a scacchiera limitata. A tale scopo si sono delimitate due aree rettangolari di m. 2xl (saggi A e B). In seguito si è resa necessaria l'apertura di una terza zona di scavo (saggio C) nonché l'ampliamento dei due saggi precedenti. Al termine dei lavori lo scavo aveva assunto l'aspetto riportato nella fig. 1


Dopo uno strato di humus rimaneggiato dall'aratro per una profondità di 40-50 cm. (strato H) è apparso uno strato, poco consistente nel saggio B (5-10 cm.) ma di più negli altri due saggi (20-25 cm.) di probabile origine alluvionale, composto di ghiaia e sabbia, con pochi frammenti ceramici. È stato definito strato I e poggia su un piano orizzontale di grosse pietre poste allo stesso livello nei tre saggi (fig. 2). 


L'area non occupata dalle pietre (ad eccezione di una zona del saggio B in cui una fossa moderna ha asportato gli strati fino ad una profondità di m. 1,60) appare costituita dallo strato II, omogeneo, ricco di cenere, frammenti carboniosi e ceramica. Il materiale ceramico rinvenuto è molto ricco: oltre alla ceramica comune e numerosissimi frammenti di anfore comprende sigillata sud-gallica, notevoli quantità di sigillata grigia a pareti sottili e pochi frammenti di ceramica aretina. Questo secondo strato ha una profondità notevole (50 cm.); e sotto di esso (tolto, rimuovendo le pietre, laddove mancava il ciottolato e limitatamente al saggio A), è apparso in tutti e tre i saggi un secondo piano di pietre di dimensioni maggiori, più saldamente e accuratamente connesse, che presentavano un ciglio allineato (fig. 1). Questo ciottolato, assai saldo, non è stato asportato per cui non si sa se il secondo strato continui anche sotto ad esso o se, come pare più probabile, questo secondo ciottolato segni un passaggio ed una differenziazione cronologica. Nei tratti liberi è apparso un terzo strato di terra stuccosa grigio-verde meno ricca di frammenti ed in cui manca completamente la ceramica sud-gallica e l'aretina. La ceramica rinvenuta è costituita da pochi frammenti di anfore e molti frammenti di ceramica locale. Conclude la serie stratigrafica un quarto strato, assai interessante. È stato appena scalfito, ma mostra una totale assenza di ceramica romana mentre è presente un tipo di ceramica ad impasto grezzo, non depurato. Manca l'uso del tornio e presenta una decorazione incisa a stecca. Lo strato presenta quindi tutte le caratteristiche di una facies di insediamento pre-romano (fig. 3).


Malgrado l'estrema ristrettezza dello scavo, lo strato III (è stato raggiunto per un'ampiezza inferiore a 2 mq.), si possono trarre alcune prime considerazioni:

Le uniche strutture rinvenute sono i ciottolati, apparsi a due livelli diversi e separati dallo strato II. Entrambi presentano dimensioni notevoli, almeno 10x15 m. e la loro datazione, come la loro funzione, non è ancora chiara. Lo strato II che li separa è chiaramente databile alla fine del I secolo d. C; lo dimostra inequivocabilmente la ceramica rinvenuta: la terra sigillata aretina (forma Ritt. 5 B del II servizio), la sud-gallica (forma Drag. 27), la ceramica grigia a pareti sottili, spesso arenosa, propria dell'età flavia. Il ciottolato a livello più basso dovrebbe dunque essere anteriore a tale periodo, quello a livello più alto, posteriore. La funzione del ciottolato è per ora incerta: forse il ciglio di una piazza o il fondo di un ampio ambiente domestico.

Anche il significato dello strato II non è stato per il momento definito con precisione: è caratterizzato da numerose macchie di cenere e frammenti di carbone, nonché da scorie di ferro. Suggestiva sarebbe l'ipotesi di trovarsi di fronte a resti di incendi e distruzioni, testimoniate nella Liguria Marittima nel 69 d. C. a causa delle lotte fra Vitelliani ed Ottoniani (6), ma potrebbero anche essere meno suggestive e più semplici tracce di fuochi e scorie domestiche o scarichi di rifiuti, nel qual caso questi settori dello strato II potrebbero rappresentare il ciglio di un abitato, luogo di accumulo di rifiuti urbani.




Attraverso lo studio della ceramica rinvenuta si possono trarre alcune prime considerazioni: innanzi tutto manca la ceramica sigillata chiara della fine del I secolo d.C., presente solo con pochi incerti frammenti. La sigillata aretina è presente invece in percentuali notevoli di cui sono state identificate con sicurezza due forme (5 B e 17). Pure presente costantemente in alta percentuale la sud-gallica (forma Drag 27 e altri frammenti senza forma). La ceramica campana appare sporadicamente in tutti gli strati; è stata identificata la forma 7 C.

La ceramica più interessante è quella a pasta grigia a pareti sottili verniciata in nero con decorazioni incise a stecca a fasce sulla superficie esterna già rinvenuta nell'Italia settentrionale. Le forme preferite sembrano essere quelle a ciotole in varianti di poco rilievo di cui è stato rinvenuto un esemplare frammentato ma in gran parte ricostruibile.


Si tratta di una ciotola a pareti sottili, a pasta grigia e vernice nera all'esterno. La parete è decorata con incisioni fatte a stecca, La sua collocazione stratigrafica la pone alla fine del primo secolo d. C., conformemente alla cronologia data da altri rinvenimenti (7). Altra ceramica rinvenuta in gran quantità è quella a pareti sottili, di colore grigio non verniciata, spesso con decorazione alla barbotina o mamillare. Alcuni frammenti, tutti nelle forme di coppe e bicchieri cilindrici, presentano la caratteristica sabbiatura che il ha fatti definire « arenosi ». Ad Albintimilium (8) appaiono nello strato IV datato al I secolo d. C. Tale cronologia si inserisce perfettamente nel contesto generale di quello che a Piana abbiamo definito strato II, appartenente al I secolo d. C., forse più agli ultimi anni che ai primi. È poi presente della stessa una variante a pasta più rossa e a superficie azzurrina, quasi vetrosa, con decorazione a barbotina.


La ceramica comune, presente in numerosissimi frammenti, non ha forme di particolare rilievo, a parte grossi frammenti di bacili a pelvis, caratterizzati da un'argilla finissima e assai depurata, con una pasta di colore chiaro, quasi rosa, e consistenza morbida, facilmente incidibile con l'unghia. La superficie interna, come in tutti i bacili di questo tipo, è cosparsa di minuscoli cristalli di quarzo. Abbiamo un notevole frammento di orlo, piatto e largo, con una grande porzione del beccuccio, orizzontale e completamente aperto, appena incavato al centro, nonché un fondo quasi completo, che rende facile la ricostruzione della forma Dramont tipo 1 (9).

Un dato del tutto inatteso è emerso dalla presenza della ceramica pre-romana nello strato IV, appena raggiunto sul fondo di un saggio. Malgrado l'esiguità dello spazio messo in luce, esso ha fornito numerosi frammenti inequivocabilmente pre-romani, Tale fatto, che speriamo un prossimo scavo (10) possa confermare fornisce un dato insperato e certo interessante: il luogo scavato non è solo un insediamento romano, ma sembrerebbe risalire all'età pre-romana, poi vitalizzato dalla conquista romana.


A questo punto è indispensabile ricordare alcuni dati della storia locale relativa all'incontro o meglio allo scontro, fra i Liguri di queste zone ed i Romani. Le tribù liguri della zona appaiono nella tradizione storica nel 205 a. C. in occasione dello sbarco in Liguria del cartaginese Magone (11). Costui aiutò i Ligures Alpini abitanti della costa fra Savo ed Albingaunum a combattere una tribù di Ligures Montani, chiamati Epanterii che abitavano il retro terra di queste due località. Dopo la parentesi delle guerre puniche i romani intraprendono la conquista della Liguria mediterranea. L'anno 173 a. C. il console M. P. Lenate invase il territorio degli Statielli e dopo una battaglia nella quale caddero, a detta di Livio (LII, 9) più di 10.000 (!) Stazielli, debellava questo popolo e ne distruggeva la capitale – mai identificata- Caristo. Sessanta anni dopo i Romani costruirono la via Aemilia Scauri passante per Canalicum e Crixia.

L'aver ora rinvenuto nell' area di Crixia una zona che dimostra inequivocabilmente una presenza che risale almeno dal II secolo d. C. a prima della conquista romana dimostra che, se la zona da noi scavata è effettivamente la mansio di Crixia, tale mansio insiste su un precedente insediamento pre-romano. Lo strato IV presenta infatti esclusivamente ceramica di questo tipo (fig. 3, n. 3).


È stata interamente ricostruita in laboratorio da frammenti una ciotola (cm. 15 x 4,5) che presenta l'argilla nera, depurata parzialmente con la superficie lisciata a stecca. Sono state pure ricostruite altre forme che presentano una pasta meno depurata, spatolata all'esterno. Altri frammenti presentano decorazioni di tipo geometrico (fig. 3, n. 5). Le forme rinvenute non permettono una attribuzione ad una facies cronologica tipologica ben precisa. D'altronde l'attribuzione alla fase pre-romana non deve trarre in inganno. La costruzione della via Emilia è del 109, la conquista del 173 a. C.: anteriormente a questa data per la Val Bormida si può parlare di fase pre-romana. Il dato più interessante non è quindi fornito da un ampliamento cronologico dell'arco di frequentazione e vitalità dell'insediamento, quanto dalla conferma dell'origine pre-romana dell'insediamento stesso, origine che si può supporre anche nella toponomastica (il termine Crixia non è certo di origine latina), ma che ora ha trovato un'inoppugnabile conferma nel dato scientifico. Crixia è quindi un insediamento pre-romano dei Ligures Montani, il primo rinvenuto in zona in condizioni tali da potersi facilmente studiare, insediamento che è continuato dopo la conquista romana adottando la ceramica del vincitore. La presenza, percentualmente assai rilevante, di una grande quantità di ceramica (quasi un migliaio di pezzi in una decina di mq.) e soprattutto di una ceramica relativamente fine e di lusso come la aretina e la sud-gallica, sta a testimoniare il conseguimento di livelli di vita e floridezza economica assai notevoli raggiunto da Crixia, specie nel I, II secolo d. C., floridezza dovuta forse sia alla sua qualità di mansio ( o almeno di villa) in una via di notevole traffico, sia alla natura del terreno assai propizia per l'agricoltura.

Per tali motivi la prosecuzione degli scavi si ritiene indispensabile al chiarimento di tutti questi problemi.

(Così scrivevo nel 1975. Oggi (2024) devo tristemente constatare che nessun scavo è più stato eseguito in loco).







Pubblicato in

Piana Crixia in Archeologia in Liguria- Scavi e scoperte 1967-75 a cura della Soprintendenza archeologica della Liguria, 1976, pp131-132;

L.Oliveri, Primi scavi nella mansio di Crixia, in Rivista Ingauna ed Intemelia. A.XXXI-XXXIII, n.1-4, Istituto internazionale di Studi liguri, bordighera 1981, pp198-202;

L. Oliveri, Val Bormida- Storia e Cultura, a cura dell’Amm. Provinciale di Savona, 1988, pp.21-44

 


NOTE


1) Piana Crixia in Archeologia in Liguria- Scavi e scoperte 1967-75 a cura della Soprintendenza archeologica della Liguria, 1976, pp131-132; L. Oliveri, Primi scavi nella mansio di Crixia, in Rivista Ingauna ed Intemelia. A.XXXI-XXXIII, n.1-4, Istituto internazionale di Studi liguri, Bordighera 1981, pp198-202; L. Oliveri, Val Bormida- Storia e Cultura, a cura dell’Amm. Provinciale di Savona, 1988, pp. 21-44.

2    ) Laureato in Archeologia medioevale col prof. Lamboglia (tesi sulle Pievi Medioevali dell’alta Val Bormida), sono stato borsista dell’Istituto internazionale di Studi Liguri di Bordighera nel 1972 e ‘74, collaborando agli scavi dell’area archeologica di Nervia (Ventimiglia).

3) La bibliografia su questa via è vasta ed abbondante, anche se non sempre precisa. Ricordiamo N. LAMBOGLIA, La via Aemilia Scauri, in Athenaeum, XV, 1937; A. SARTORI, Pollentia ed Augusta Bagiennorum, Studi sulla romanizzazione del Piemonte, in Miscellanea di Storia Italiana della Deputazione subalpina di Storia Patria, VIII, 1965, pp. 222; L. OLIVERI, Le pievi medioevali dell'alta Val Bormida, in Rivista Ingauna e Intemelia, XXVII (1972), nn. 1-4, Bordighera, 1976, p. 18 che presenta anche una completa visione della rete stradale romana della zona

4) Sul problema dell'identificazione della mansio romana della via Aemilia Scauri v. L. OLIVERI, ibidem, pp. 18-20.

5 ) Il Comune di Piana vide nel passato modificato il suo nome in quello di Piana Crixia, forse per motivi più «propagandistici» e legati al clima di revival della romanità allora in auge che sorretti da precise conoscenze archeologiche

6) La bibliografia sarebbe lunga. Ricordiamo N. LAMBOGLIA, Ventimiglia romana, in Itinerari Liguri, vol. 7, Bordighera, 1964, p. 7 . Vittima illustre fra altre anonime di queste lotte fu ad Albintimilium la madre di Agricola.

7 ) Un riscontro positivo si può trovare ni materiali coevi del Museo di Alba (Cn.)

8 ) N. LAMBOGLIA, Gli scavi di Albintimilium e la cronologia della ceramica romana, I, II, Bordighera, 1950

9 ) Per i bacili a pelvis v. J. P. JONCHERAY, Contribution à l'étude de l'époque Dramont D, in Cahiers d'Archéologie Subaquatique,1972, I, p. 23.

10) Così scrivevo ottimisticamente nel 1975: ma non c’è stato nessun “prossimo scavo”...

11 ) LIVIO, XXVIII, 46 Magone sbarca ... ad oram Ligurum alpinorum, si qui ibi motus facere possit ... Ingauni, Ligurum ea gens est, ea tempestate bellum gerebant cum Epanteriis montanis. Igitur Poenus, Savone oppido alpino preda deposita (è la preda fatta nel saccheggio di Genova) et X longis navibus in statione ad praesidio relictis, reliquis Carthaginem missis ad tuendam maritimam oram ... ipse societate cum Ingauni, quorum gratiam malebat composita, Montanos instituit oppugnare.
Leonello Oliveri
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