giovedì 19 dicembre 2024

CARCARE NEL 1800 (IN UN MANOSCRITTO FRANCESE)

 

Leonello Oliveri



Proprietà letteraria riservata
Riproduzione vietata

In un archivio parigino dell'ex Ministero della Guerra esiste una
Carcare nel 1824 (dalla Statistique di Chabrol)

voluminosa raccolta di documenti manoscritti in buona parte inediti, risalenti ai primissimi anni del 1800, che rivestono un interesse particolare per la storia della Val Bormida. Si tratta di relazioni redatte da "Ufficiali ingegneri topografi" dell'Armée française napoleonica aventi come oggetto i paesi in cui si svolsero i principali fatti d'arme della I Campagna napoleonica in Italia: in pratica ad ogni comune della valle, da Bardineto e Mallare a Spigno e Montezemolo, fu dedicata una indagine minuziosa che permise di raccogliere una massa notevole di informazioni di tutti i generi, dalla conformazione del terreno all'idrologia e orografia, alle risorse economiche, alla viabilità, fino ad arrivare a precise statistiche demografiche e alla raccolta di tutti i dati rintracciabili sulla storia dei singoli paesi, con ampio spazio per la narrazione degli avvenimenti delle allora recentissime guerre franco-piemontesi.

Anche Carcare fu al centro di una di tali relazioni.

Vi arrivò infatti, il 22 settembre 1804, il "luogotenente ingegnere topografo" Brambilla il quale redasse una corposa "Memoria statistica e militare del comune di Carcare facente parte del campo di battaglia di Cosseria, inviata al capo di sezione Martinel il 1° Vendemiaio dell'anno 13"(= 22 settembre 1804). In calce alla relazione esiste il "visto" del superiore del nostro ingegnere, le Chef de Section Martinel . Era costui l'autore di una serie di "Instructions faites dans les campagnes de l'an 11 et 12 pour les vues des champs de bataille" destinate a fornire al pittore Bagetti le direttive di fondo per l'esecuzione delle famose stampe relative alle battaglie di Montenotte, Cosseria e Dego, stampe assai diffuse in Val Bormida.

L'origine di tali relazioni si spiega con la necessità di raccogliere i dati sia nell'eventualità di un loro futuro utilizzo in operazioni militari, sia per la realizzazione di un'opera destinata a ricordare i fasti della Campagna napoleonica del '96.

Contemporaneamente queste relazioni testimoniano anche il carattere di maggior modernità ed efficienza che avrà, rispetto alle precedenti, l'Amministrazione francese, preoccupata di raccogliere notizie sui suoi nuovi territori per gestirli in modo più razional e ed efficiente (specie per i suoi interessi).

Anche se redatta con un occhio prevalentemente attento ad una conoscenza ed un'utilizzazione del territorio di tipo "militare" (v. per es. l'accuratezza nella descrizione della viabilità, dei tempi di percorrenza, dei ponti e guadi etc.) questa relazione ci fornisce comunque una "fotografia" abbastanza dettagliata di molti aspetti della vita carcarese all'inizio dell' 800. Ci pare quindi utile proporla in appendice alla presente pubblicazione.

Poiché la relazione di seguito presentata è direttamente legata alla situazione anche militare degli anni del periodo napoleonico, è forse opportuno illustrare brevemente quegli avvenimenti, che ebbero nella nostra valle il loro teatro d'operazione.

Fra il 1794 e il 1800 si ebbero infatti in Val Bormida (come si è detto allora divisa fra Repubblica di Genova e Regno di Sardegna), numerosi scontri tra le truppe francesi, conclusi con le vittorie sdi un giovane generale, di nope Napoleone, a Montenotte( 10 e 11 aprile 1796), a Cosseria il 13, ed a Dego il 14 e il 15.

Queste vittorie aprono in pratica a Bonaparte la via per conquistare l'Italia settentrionale. L'armistizio franco-piemontese siglato a Cherasco il 28 aprile successivo segnerà infatti l'inizio della presenza francese in Italia, presenza che attraverso rapide tappe (proclamazione della Repubblica Cispadana il 16/10/96, della Repubblica Ligure il 6/6/97 e di quella Cisalpina il 15/7/97) porterà poi all'annessione di questi stati alla Francia (rispettivamente il Piemonte nel 1802 e la Liguria nel 1805).

La relazione, manoscritta, è redatta in un italiano comprensibile ma assai sgrammaticato, probabilmente sulla base di visite in loco da parte degli ufficiali estensori sul nostro territorio e di informazioni fornite da autorità locali (prima di tutto i parroci): ciò potrebbe così spiegare la presenza di numerosi termini dialettali (rittani per indicare i torrenti, bricco al posto di monte, terreno giaroso per sabbioso e locuzioni del tipo di il Dego, l'Altare, la Burmia ancora vitali nel dialetto locale). Tale linguaggio, con i suoi errori, è fedelmente riportato nella trascrizione di seguito pubblicata.

La relazione è suddivisa in numerose "voci" che danno un quadro abbastanza preciso dell'ambiente carcarese all'inizio dell'800: dagli aspetti climatici (temperatura, piogge, venti, neve, aria, acque) a quelli ambientali (orografia della valle, canali, fontane), socio-economici (statistica popolazione, abitazioni, orti, molini, manifatture, comunicazioni, agricoltura, industrie, forni) per finire con la storia, sia civile che militare.

L'esame dei dati raccolti ci fornisce una fotografia minuziosa del paese e del suo ambiente. Si vede, per esempio che le condizioni climatiche di quegli anni, inquinamento a parte, non sono molto cambiate da allora: il vento marino portava, allora come oggi, piogge ripetute in primavera ed autunno, con conseguenti inondazioni, la tramontana un freddo secco. Con l'inverno arrivava la neve e la sua quantità (in media 50 cm.:( dal dato possiamo fra l'altro vedere che i francesi avevano già importato il sistema metrico decimale, che -caduto il goeverno francese nel 1815- verrà poi ripristinato in Piemonte e Liguria solo alcuni decenni più tardi), forse più abbondante di ora.

Ricordando clima, venti e piogge la relazione indica anche quali fossero le zone del territorio comunale più soggette alle grandinate, che potevano rappresentare, con la distruzione dei raccolti, un fatto devastante nel l'economia locale: "la tempesta ha portato in quegli anni alla miseria questi popoli". Ma se alcune zone sono soggette alle tempeste, nel complesso nella valle il clima è favorevole, "la tramontana è molto salutare per la salute e l'aria è salubre": evidentemente non erano ancora arrivate in Val Bormida certi inquinamenti di oggi.

Ampio spazio è dedicato alla descrizione dei corsi d'acqua: portata, ampiezza, caratteristica delle rive, presenza di ponti e guadi, tutto è meticolosamente annotato. Vediamo così passati in rassegna i principali corsi d'acqua che attraversano il territorio comunale. Pochi erano i


ponti, a Carcare se ne trovava uno solo, a due archi, i cui resti si intravvedono ancora oggi al di sotto del "ponte vecchio". Un secondo ponte doveva esistere all'uscita del paese, alla confluenza del Nanta con la Bormida, dove passava il confine fra Carcare (appartenente alla Repubblica di Genova fino alla conquista napoleonica) e il sabaudo territorio cairese: nel 1804 era però gia crollato da tempo, senza che la miope Repubblica di Genova -sempre disinteressata ad investire nell'entroterra- ne curasse il ripristino: l'unica possibilità di passaggio per recarsi a Cairo era quindi data dal guado, ma "nelle crescenze delle acque non si può traversare a piedi e qualche volta neppure a cavallo".

La strada principale era, esattamente come sarà ancora duecento anni più tardi, quella che "da Savona tende in Piemonte": dopo Altare, il “Ponte della Volta", la "valle dei Maloni", arrivava a Carcare, lo attraversava fino alla vecchia chiesa della Madonna della Neve dove si biforcava per Millesimo e Cairo. La velocità di percorrenza era adeguata alla qualità delle strade: un'ora per arrivare a Cairo, Cosseria, Altare e Biestro, 3/4 d'ora per Plodio e ben 4 ore per Savona.

Carcare era disteso lungo la strada, a cavallo del fiume. In tutto circa 150 case concentrate

Carcare nel '700

nei due borghi , quello "verso Cairo" e quello "oltre il ponte". Le case erano di pietra e mattoni, coperte di coppi: un paese abbastanza moderno, visto che nei settori più alti della valle si usava ancora coprire i tetti di paglia! Le abitazioni erano però anguste, tranne poche con qualche pretesa in più: innanzitutto la "casa di B. Ferrero", attuale ex farmacia, nella piazzetta, "dove abitò più volte S. M. l'Imperatore Bonaparte" fra il 10 e il 15 aprile 1796, poi la "casa Morena, quella Bolla e quella Mallarini". Le altre erano "appena sufficienti per gli abitanti". Nel "borgo verso Cairo", fra la strada (l'attuale via Garibaldi) e il fiume, "nel luogo in cui i vecchi dicono vi fossero prima le scuderie dei marchesi" sorgeva la vecchia chiesa parrocchiale, ora distrutta. A sinistra, all'estremo confine sopra la sponda destra del Nanta, la vecchia cappella della Madonna della Neve, ancor oggi esistente ma adibita a diversa utilizzazione, con il retrostante vecchio cimitero.


Un altro edificio notevole, ormai scomparso, sorgeva a controllare il passaggio del fiume
Carcare 1852. C.Rovere: l'unica testimonianza
dei ruderi del Castello di Carcare (da C. Rovere,
Il Piemonte antico e moderno, To, 1978

nella zona in cui ora c'è l'asilo: era il castello di Carcare, già dimora di Alfonso e Sforza Andrea Del Carretto nel 1596-98, fatto saltare dai francesi nel 1644, i cui ultimi resti furono eliminati alla fine dell'800, senza che ci si interessasse per lasciarne almeno un ricordo fotografico, dando origine a quella che si chiamerà prima "piazza castello" e in seguito "piazza Sapeto" (ora piazza Caravadossi).
.Del castello la relazione ci lascia anche una breve descrizione: quadrato, con quattro torri quadrangolari agli angoli, all'epoca della relazione aveva ancora le mura della rispettabile altezza di 10 metri, coronate di merli.

Altri edifici notevoli ricordati nella relazione sono il Collegio dei Padri delle Scuole Pie "molto esteso in fabbricato, con una vasta chiesa", e la chiesa di S. Rosa(lia), attualmente teatro.

Fra queste case vivevano i nostri carcaresi. Erano notevolmente diminuiti, dopo le bufere dell'invasione napoleonica: non più di 690 persone, meno di quanti ce ne fossero 200 anni prima.

La loro economia era basata sull'agricoltura: vigne e castagne le coltivazioni più diffuse, assieme ai gelsi, necessari per l'alimentazione dei bachi da seta, e al grano, mentre la patata faceva solo allora le sue prime comparse. Il prodotto principale pare comunque essere il vino "bianco e nero, piuttosto buono ed abbondante". Importanti anche le castagne, vero pane dei poveri, e famose le giuncate, le formaggette, che continuavano una tradizione di bontà già nota dai lontani tempi di Plinio; "pane, polenta, castagne e vino" erano il nutrimento principale della popolazione, "generalmente di costituzione buona e di sani costumi".


Ecco la trascrizione della relazione del Lieutenent Brambilla



STORIA ECONOMICA E STATISTICA

DELLA COMUNE DELLE CARCARE

Fatto alle Carcare il 1° Vendemiaio (22 settembre) an 13 (= 1804) par le Lieutenent Brambilla


Temperatura: questo paese è temperato, non vi sono eccesivi (sic!) calori nè freddo, visto che si trova verso la riviera di Genova. Non si possono fissare i gradi del maximum (della temperatura) nè le sue variazioni.

Pioggie: il vento che può cagionare le pioggie (sic!) è il sirocco; questo domina per lo più nella primavera e nell'autunno;

tempo sono abbondanti le pioggie se scarseggiano nell'estate.

Venti: i venti che dominano più frequentemente (sono) la tramontana e il sirocco, ma il primo è molto salubre per la salute.

Neve: la neve cade per lo più alla fine di brumaio (dal 22 ottobre al 21 novembre) e si ferma sino a tutto ventoso (dal 19 febbraio al 20 marzo): la sua altezza ordinaria è di 50 cm.

Tempeste: la posizione più esposta alle tempeste sono le colline che circondano questa comune:essa cade frequente mentre ha portato in quelli anni scorsi alla miseria questi popoli. Le nebie (sic!) appariscono nel principio di brumaio e continuano sotto nevoso (dal 21/12 al 20/1) e spariscono nell'ora di mezzi giorno, ma non portano nessun danno, alla riserva di quelle che appariscono nel mese di messidoro (dal 19/6 al 18/7) e queste surbiscono (?) il grano immaturo.

Aria: l'aria è salubre, il che si potrà arguire dalla libera circolazione della medesima atteso le spaziose valli che la circondano e perciò l'aria resta libera e rarefatta.

Acqua corrente: diversi sono i rittani che scorrono attorno a questa comune; la prima è la riviera della Bormida, che passa in questo paese e divide il medesimo in due borghi. Questa trae la sua origine dalle fontane sotto il bricco del Melonio situato sugli Alpi Liguri e discende con precipizio, raccoglie molti rittani e poi si dilatta in questa bassa dove scorre lentamente e non trova alcune sponde fisse e perciò il suo letto è variabile, atteso che non ha sponde profonde. Discende verso Cairo e raccoglie l'altra Bormida proveniente dall'Altare in distanza di 1500 metri da questa Comune. Questa porta considerevolmente d'acqua, le sue sponde sono piuttosto profonde in maniera che il suo letto non resta così variabile, e scorre precipitosamente sino all'imboccatura e continua così verso il Dego, indi a Bistagno, dove si immette nella Bormida del Cencio, e va a sboccare nel Tanaro sotto le mura d'Alessandria.

Questa riviera è poco carica d'acqua principalmente nell'estate; il tempo delle sue inondazioni è in primavera e nell'autunno; la sua maggior larghezza è di 10 m. e la profondità dell'acqua è di 30 cm. Il suolo è giaroso e non abbonda di pessi (=pesci) e questi non sono della miglior qualità. Questa riviera è munita di un ponte in muraglia dove dà transito ai due borghi del comune. Si potrebbe formare un altro ponte sopra il ritano Nanta, dove si traversa la strada di Cairo e di Cosseria, nel medesimo sito dove si vedono le vestigia di un ponte rovinato, e questo sarebbe di gran utilità per il comodo transito dei passegieri, la quale riviera nelle crescenze di acqua non si può traversare a piedi e qualche volta nemmeno a cavallo.

Si trovano altri ritani di considerazione, che sarebbero quello di Plodio, dove prende la sua origine dalla fontana detta "il Ciapin" e "il Cas" nel territorio di Plodio. Questo scorre precipitosamente e non porta continuamente acqua: nell'estate è quasi sempre asciutto, dove si può liberamente traversare da qualunque parte a piedi, il suolo è giaroso e le sue ripe dalla parte della montagna sono piuttosto alte e quasi tutte coperte d'alberi. Questo ritano va a sboccare nella Bormida poco distante dalla Comune. Si trova un altro ritano che si chiama Nanta. Questo trae le sue origini sotto il castello di Cosseria, scorre precipitosamente e va a sboccare nella Bormida vicino alla cappella della Madonna della Neve, poco distante dal paese. Questo ritano è quasi sempre asciutto, alla riserva della primavera e d'autunno e nel tempo della liquefazione delle nevi, quando porta grandissime acque e molte volte impedisce il passaggio.

Vi è un altro ritano chiamato di Cosseria e questo prende la sua origine sotto al bricco di Cosseria e passa per una lunga valle. Si trova della medesima natura degli altri ritani già nominanti, e va a riunire le sue acque a quelle della Bormida al di sotto della cappella di S.Giuseppe.

Vi è un altro ritano chiamato Cornerè: questo si trova pure della medesima specie come sopra e va a mescolare le sue acque con quelle del ritano Nanta vicino alla cappella della madonna delle Nevi.

Direzione della valle: le valli sono in parte fertili e in parte imboschite; la loro forma è bislonga, sono dirette da ovest ad est e quasi tutte vanno a sboccare nella riviera della Bormida.

Conformazione del terreno: il terreno è in parte in pianura e in parte in collina. Le catene principali sono quelle che si trovano fra il ritano di Plodio e quello di Cornarè; l'altra è quella che si trova tra il ritano di Nanta e quello di Cosseria. Si trova un'altra collina dove vi sta il bricco di Vadi. Questa costiera va ad unirsi alla catena principale di S.Giovanni di Murialdo. Tutte queste colline non sono molto ripide, la maggior parte sono imboschite a vigne e colture.

Vi esistono altre colline, che sarebbero quella dove esiste la cappella di S. Giò di Busì ( S. Giovanni di Bugile). Questa costiera è interrotta come sarebbe quella dove vi è il bricco di Caviglione e della Gritinera.

La sommità più alta è quella dove si trova il bricco di Montant e li succede appresso il bricco di Nodri, indi poi quello della Tonia e vanno discendendo fino alla grande valle della Bormida dove discende verso Cairo: Tutta questa valle è coperta di campi e prati. Il terreno non è della miglior qualità, mentre queste colline sono tutte arenose e la pianura è secca e di terra leggiera e magra e di conseguenza non può essere di gran frutto.

Agricoltura: le terre si lavorano la maggior parte con l'aratro e specialmente nelle vigne si adoperano la vanga e la zappa. Per fare lavorare una giornata di terreno non vi vuole meno di L. 8 o 10. Li possessi generalmente non sono cinti d'alcun riparo. Sono pochi i lavoratori di campagna e principalmente dopo la Rivoluzione sono diminuiti di più della metà. Il salario di un buon servo di campagna ascende a L. 80-90 all'anno, e le donne a 30, oltre al vitto.

Orti: gli orti che esistono in questo territorio sono di tenue prodotto e non sono sufficiente si lavorano la maggior parte con l'aratro, per il bisogno dei medesimi particolari.

Molini: vi esiste un molino ad acqua a due ruote per uso degl abitanti. Il prodotto di questo appartiene alle Finanze Nazionali.

Manifatture: non vi esistono alcune sorte di manifatture.

Industria: l'industria cui si applicano gli abitanti si è di coltivar la terra.

Comunicazioni: due sono le strade principali che partono dal paese.

La zona di Carcare nel '700

Una è quella che va al Cairo, dividendosi a mano destra -e questa va a Ferrania- e alla sinistra -e questa va alla Comune di Cosseria, indi a Millesimo: questa è la strada principale che tende in Piemonte da Savona.

Si trova un'altra strada, quella di Plodio, come pure quella che tende a Pallare. Partendo al di sopra di questo paese vi è la strada che passa a longo della valle dei Maron: questa è la strada principale di Savona che traversa il ponte della Volta e passa all'Altare.

Tutte queste strade sono quasi tutte situate in pianura, al longo delle valli, e si possono traghettare i carri, principalmente in quella di Cairo, per la quale si potrebbe far passare l'artiglieria, ma nella invernal stagione si trovano in cattivissimo stato, atteso che non sono lastricate.

Si trovano poi altri viottoli, principalmente sarebbe quello che passa per la Bandia e quello che passa per Cosseria e si porta sotto il castello di Cosseria: ne esiste un altro che passa alla cascina di Quazzolo e ascende sulla Langa e continua e passa al di sopra delle case di Lidora e si porta in prospetto del castello di Cosseria.

Il tempo e le distanze che si potrebbero calcolare per portarsi alle Comuni più vicine, che sarebbero quelle di Cairo, Cosseria, l'Altare e Biestro, due migli circa ed un'ora di cammino, a Plodio 3/4 d'ora e per portarsi a Savona 8 miglia e 4 ore di marcia. Tutte queste strade per renderle praticabili per i carri e l'artiglieria dovrebbero lastricarle e munirle dei suoi fossi: in difetto saranno continuamente impraticabili tanto più nell'invernal stagione.

Abitazioni: le case di questa Comune sono fabbricate in pietracotta (!) e coperte di coppi

La casa dove si fermò Bonaparte

, quasi tutte anguste alla riserva di quattro circa particolari, che potrebbero dare alloggio ad ufficiali e generali, che sarebbero quella del sig. Bartolomeo Ferrero, dove abitò più volte S.M. l'Imperatore Bonaparte quando conquistò il Piemonte. Questa casa ha dato alloggio a 46 ufficiali francesi nella scorsa guerra, è sempre stata una casa d'ospitalità per tutti i forestieri. Succederebbe poi quella del sig. Filippo Morena e del sig. medico Mallarini e quella del sig. Bolla.

Le altre case sono appena sufficienti per li medesimi particolari (=abitanti).

questa Comune è divisa in due borghi da un ponte in pietracotta che dà transito ai suddetti borghi; il numero delle scuderie si può calcolare in 50 e si potrebbe dare alloggio a 250 cavalli. Il prezzo di una casa ordinaria si potrebbe accostarsi in L. 600 circa.


Statistica popolazione: la popolazione di questa comune non è maggiore di 690 persone. E' diminuita di un centinaio e più da 10 anni a questa parte. La costituzione degli individui che la compongono è generalmente buona e buoni sono i loro costumi.

Andamento della popolazione  carcarese
dal '500  all' 800


Il loro nutrimento consiste in pane, polenta, castagne e vino: tutti questi generi che si racolgono in questa Comune non bastano per il mantenimento della totale popolazione.

Si fanno in questo paese delle giuncate (=formaggette) che sono molto stimate.

Li alberi che si coltivano sono castagni e moroni (=gelsi). Qui non esistono alberi buoni per la manna (?) e non si fa carbone. La superficie dei boschi nel teritorio è di un terzo, le vigne una quinta parte e la terza parte è coltivata in campi e prati.

Le uve sono bianche e nere, il vino è piuttosto buono ed abbondante e facile a guastarsi se non si usa la particolare diligenza.

Le vendemmie si fanno circa alla metà di Vendemmiaio (dal 22/9 al 21/10).

Il salario che si paga comunemente ai vignaioli e lavoranti, compreso il vitto, è di soldi 10 (=1/2 lira) al giorno, e le donne 6 (!9.

Storia civile: non vi esiste l'istoria di questo comune, nè scritture antiche in questo archivio. Si sa però che questo paese era unito al marchese di Finale e che passò sotto il dominio della Spagna, avendolo acquistato da Andrea Sforza suo ultimo marchese. Nella guerra del secolo scorso (=guerra di successione spagnola, 1701-1714), avendolo l'Imperatore tolto alla Spagna, lo vendettero ai genovesi con atto delli 10 agosto 1713, colli privilegi e esenzioni di gabella che godettero sino all'epoca della Rivoluzione della Repubblica (francese) da cui è felicemente governata fino al giorno d'oggi.

Carcare nel '600

L'antico paese, per quanto si sa per tradizione, era prima disperso per la campagna detta di Bogile e Cavalero e in Ligadoi (?) e in Liprati. Sul bricco del Castellazzo si trova attualmente la vestigia di un muraglione d'antico castello col suo fosso all'intorno e in poca distanza si trova la chiesa di S. Giovanni di Bugile, l'antica parrocchia del paese. Furono poscia costruite delle case in pianura attorno alla riviera della Bormida: non si sa qual borgo sia stato costruito per primo, ma per quanto si presume sia stato quello verso l'Altare per motivo che si vedono ancora le vestigia di un antico castello quadrato in guisa di palazzo, che serviva in quei tempi di difesa, dato che si vede dalla sua costruzione che aveva nei quattro angoli del castello delle piccole torri quadrate e queste servivano per la difesa di fianco e si trovano molti sguanci e dei merli. Questo castello si trova proprio in prospetto del ponte e eleva le sue muraglie all'altezza di circa 10 metri.

Questo borgo è diviso dall'altro dalla Bormida, e si dà comunicazione per un ponte a due archi. Il borgo verso Cairo ha la chiesa parrocchiale situata alla estremità di esso: questa non è vasta ed appena sufficiente per contenere la popolazione. Vogliono i vecchi che prima vi fossero le scuderie degli antichi marchesi e che siano state adattate in forma di cihesa.

Esiste in questo borgo un collegio dei Padri delle Scuole Pie. E' molto esteso in fabbricato e contiene una vasta chiesa. Questo collegio è stato fabbricato a spese di due fratelli Castelllani di questo paese,che fecero fortuna in Roma, uno in qualità di medico e l'altro di prelato. Questi fondatori fecero un altro lascito a vantaggio delle povere figlie da nominarsi ogni anno numero di quattro doti pagabili in tempo di matrimonio per la somma di 10 scudi romani. Hanno lasciato un altro fondo al collegio di Piceno in Roma a favore dei giovani delle Carchere per chi volesse attendere alle scienze.

Un certo notaio Castiglia di questa Comune, abitante nella città di Palermo, istituì un beneficio laicale affinchè si costruisse nel borgo verso l'Altare, sotto il titolo di S. Rosalia palermitana, una chiesa. Tale beneficio è stato eretto con obbligo speciale al cappellano di una mesa cotidiana al comodo degli abitanti.

L'amministrazione politica del paese oggi è presso il Presidente della Comunità capo di

La  "patente de Medecin" di Felice Mallarini
medico a Carcare nel 1808

cantone che fa le veci di agente comunale e tiene il suo Consiglio e si raduna una volta al mese. L'amministrazione civile e criminale è sottoposta a un giudice di prima istanza la quale porta residenza (=che vi risiede).

Vi sono sei gendarmi per mantenere il buon ordine. Questo Cantone è sottoposto all'amministrazione del Circondario del Proveditore di Savona, la quale tiene la voce di prefetto. Le scuole publiche sono quelle che si fanno dai Padri Reverendi delle Scuole Pie, il numero degli scolari non passa mai i 30.

Nessun pubblico monumento, nessuna iscrizione, nessun capo d'opera vi esiste; le carte pubbliche sono in poco numero, parte sono state distrutte dalle guerre scorse.

Forni: non vi esiste alcun forno pubblico e vi sono 7 dei particolari, i quali servono comunemente a tutti, e quelli non sono a proposito per fare delle munizioni (=per cuocere delle razioni militari, n.d.A.).

Storia militare

La famosa battaglia di Cosseria prende la sua origine dalla giornata delli 13 aprile 1796, alle ore 20 d'Itaglia (sic!) ove gloriosamente comparso il Generalissimo, l'eroe Bonaparte, discendendo da Monte Notte colla sua vittoriosa armata si schierò sulla piazza di questo castello unitamente col suo Stato Maggiore per osservare l'avanguardia a spiegarsi per andare ad attaccare il nemico nei posti avanzati dove erano accampati sul bricco del Cornarè li Cacciatori. Ambo le parti si incontrarono e dopo replicate zuffe il nemico si ritirò e si portò sul bricco di Montant in prospetto del castello di Cosseria e nel medesimo tempo la colonna avanzò e si impadronì di quella posizione.

Una parte della avanguardia, composta di due milla uomini circa, si portò a prendere posizione sul bricco della Croce e si distese sino a quello della Gratinera, dove si presentò di fronte al nemico. Nello stesso tempo una pattuglia di Ussari a cavallo si portò lungo la strada della Madonna della Neve per riconoscere le posizioni dei posti avanzati del nemico, ed immediatamente li riconobbe che si erano accampati al bricco di Quassolo e ritornò indietro.

Allora sfilò una colonna per andare ad attaccarli, dove si erano divisi in più corpi per circondare quei trinceramenti che erano difesi dalle truppe austriache. Dopo qualche piccolo combattimento queste abbandonarono precipitosamente e si portarono sotto il castello di Cosseria. Nella medesima sera l'armata francese si impadronì di tali posizioni e fece distendere i posti avanzati sino alla cascina detta di Tapol (=sopra Marghero, verso Plodio).

Nella medesima sera continuò a sfilare l'armata francese sino alle ora 4 di notte (=ore 22). La divisione del gen. Massena si portò verso il Dego dove si diede nel medesimo tempo ellla famosa battaglia: una parte della divisione del gen. Augereau prese la strada del Cornarè e si portò verso Plodio: la maggior parte dell'armata la mattina seguente passò per la strada di Quazolo e si portò sopra le case di Lidora, dove fece passare l'artiglieria volante

. Si dice che quella colonna era comandata dal gen. Banel e si portò sotto il castello di Cosseria per attaccare di concerto alle altre colonne. Intanto il gen. Bonaparte col suo fratello Luigi unitamente la gen. Berthier prese alloggio in casa Ferrero (attuale farmacia di Carcare) dove stabilì il suo quartier generale.

La mattina seguente si portò verso Cosseria unitamente al gen. Berthier, e prese la strada delle Cosseria del Cornarè (=forse quella verso Plodio lungo la cresta delle colline sopra il campo sportivo?), passò per la Colla e si portò al bricco del Monte Nudo, di fronte al castello di Cosseria, per osservare la disposizione per l'attacco. Dopo d'aver fatto le sue osservazioni spedì un ordine di far marciare una colonna per Biestro a traverso il bricco di s.Lucia, un'altra colonna discese da Monte Notte, prese la strada lungo la Bormida di Ferrania e piegò verso il bricco di S. Margherita ( =sopra la chiesa della madonna delle Grazie, a monte di Cairo), venne accresciuta da una brigata da qui spedita e si portò verso il bricco di Pattaria. Tutte queste colonne agivano di concerto. Finalmente diedero l'assalto la mattina sul far del giorno delli 13 e attaccarono da tutte le parti con grandissimo vigore, dove più volte hanno ripreso il combattimento per la gran difesa che facevano le truppe austro-sarde in quel castello, le quali facevano sino rotolar delle pietre per rompere le colonne che venivano con gran impeto ad attaccarle.

Le truppe repubblicane invece di perdersi d'animo, anzi si sono inviperite di più per la perdita che venivano di fare del valoroso generale Banel per un colpo di palla nella testa, per la quale cessò di vivere sull'istante e fu sepelito al piede del castello (=forse nella cappella di Marghero?).

Il generale Augereau intimò alla resa per tre volte il generale Provera comandante del


suddetto castello ma nulla ottenne. Di nuovo attaccarono con maggior vigore e si mise alla testa il bravo generale Joubert. Si portò sino al piè del castello dove disgraziatamente restò gravemente ferito da un colpo di pietra sulla testa e fu immediatamente trasportato in questo comune in casa Bolla. Nel tempo istesso di questo combattimento nel castello di Cosseria fu ucciso il glorioso cavaliere Del Carretto, aiutante di campo e comandante del 4° Battaglione dei Granatieri da un colpo di palla nello stomaco e fu sepelito nel medesimo castello, indi fu poi trasportato nella comune di Millesimo.
Intanto la notte si è avanzata e cessò il combattimento. Venendosi sul mattino del 14 le truppe repubblicane principiarono di nuovo il combattimento. Il generale Provera, trovandosi sprovvisto di ogni sorta di munizioni nè da bocca nè da guerra e vedendosi privo di qualunque soccorso, fece radunare il consiglio di guerra e si è deciso di rendersi perciò dimandò di capitolare col generale Augereau e segnò la capitolazione nei seguenti termini: la guarnigione del castello uscirà colli onori militari, li Ufficiali da restituirsi colla parola d'onore di non servire più militarmente per un anno, la rimanente guarnigione passerà prigioniera in Francia. Subito seguita la firma, sono usciti dal castello e passarono in questa comune circa a mezzogiorno e li sono spediti li suoi lasciapassare e son partiti subito per Savona, indi per suae destinazione. La perdita che si calcola dei francesi morti in n. 300 e 700 feriti per i quali fu stabilito l'ospedale volante nella chiesa delle Scuole Pie. In questi morti sono compresi due generali, cioè Banel e Chenel, un colonello e diversi ufficiali.
La capitolazione

Intanto l'armata proseguì vittoriosamente alla sua destinazione, un parte di essa è discesa per la valle della Bormida del Cairo e l'altra parte si portò a Montezemolo e alla Pedagiera. Il Generale Bonaparte si fermò in questa comune sin dopo la resa di Dego (=15 aprile) e poi è partito per Millesimo indi a Monte Zemolo; si è trattenuto in Saliceto e stabilì il suo Quartier Generale dove diede nuove disposizioni per proseguire nelle sue gloriose vittorie per cingersi dei allori.

Questo paese non è mai stato soggetto alla levata dei soldati (=alla coscrizione militare obbligatoria, n.d.A.) atteso che si trovava sotto il Governo Ligure.

Fatto alle Carcare il 1° Vendemiaio an 13 (=22 settembre 1804). Fait par le Lieutenent Brambilla.


Leonello Oliveri



Proprietà letteraria riservata
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Carcare nel 1886 (Da Rodolfo Bonaparte -pronipote di Napoleone- Voyage en Italie) in
(“Fonte gallica.bnf.fr/BnF)
Credo sia la foto più vecchia di Carcare, presa dal ponte del paese. L'edificio in primo piano era un'antica filanda di canapa. Si vede poi la passerella in legno ("cianca" in dialetto, nella posizione dove ora esiste l'attuale passerella -troppo bassa- in muratura) e , in fondo, la vecchia parrocchiale demolita alla fine dell'800. Appena visibile, sulla sponda dx del fiume, una lavandaia.



La stessa zona oggi




Leonello Oliveri



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