lunedì 24 febbraio 2025

Cronache di guerra. Il 1943-45 nelle annotazioni del Collegio delle Scuole Pie di Carcare

 


Leonello Oliveri



Proprietà Letteraria Riservata
Riproduzione Vietata

Fra le iniziative ed usanze del Collegio dei Padri scolopi di Carcare ce n'è una, certo non la più importante, ma interessante per la

ricostruzione delle vicende della valle. Alludiamo all'usanza di redigere una Cronaca in cui i padri annotavano gli avvenimenti più importanti, riguardanti sia la vita del Collegio sia quella della zona. Tale usanza non si interruppe neppure in tempi recenti, e fu continuata anche durante l'ultima guerra.

In queste pagine, avute a suo tempo in visione tramite la cortesia di P. Ferrettino, si ritrovano echi di quella grande tragedia che furono gli anni della II guerra mondiale, specie dopo il '43, quando la guerra da mondiale divenne civile.


Le prime avvisaglie di questa situazione trovano un curioso riscontro nelle pagine della "Cronica" degli Scolopi riguardanti il mese di novembre del '43: all'apertura del nuovo anno scolastico, l'11 di novembre, "giunge lettera del P. Provinciale -scrisse lo Scolopio estensore della Cronaca - che dice, date le circostanze, di accettare l'iscrizione di ragazze in 4a ginnasio": e così, in seguito alla guerra, le aule del Calasanzio si aprirono per la prima volta anche alle ragazze: innovazione non da poco, se pensiamo che a livello nazionale l'apertura, per fare un esempio, della facoltà di medicina al gentil sesso avvenne, se non andiamo errati, solo molti anni dopo, nel 1961!

Ragazze in 4a Ginnasio!
E i tedeschi in Val Bormida

La svolta della guerra dopo gli avvenimenti dell'8 settembre, che non trovano riscontro nella "Cronaca" (rigidamente apolitica e quindi priva di cenni e commenti a fatti che non fossero di semplice cronaca locale coinvolgente in qualche modo il Collegio) appaiono nella lunga annotazione immediatamente successiva, riguardante l'arrivo delle truppe tedesche a Carcare dopo l'armistizio: "Ai primi di settembre del 1943 i tedeschi occuparono la Val Bormida, Altare e Cadibona; i nuclei maggiori (normale fanteria della 34a div. Fanteria tedesca: in Val Bormida non c’erano reparti SS) sono a Cairo, Carcare e Altare. Il 9 settembre disarmano i presidi italiani. Qualche giorno dopo pubblicano i bandi di consegna delle armi da parte dei cittadini che consegneranno anche i fucili da caccia senza ottenere dichiarazione di ricevuta. Il Collegio deve consegnare i moschetti dei Balilla (erano i fuciletti utilizzati dai ragazzi delle scuole nelle esercitazioni paramilitari obbligatorie -durante il fascismo- al sabato pomeriggio), armi che servivano nelle manifestazioni di parata, ma erano di forma e calibro ridotti e non avrebbero potuto essere usati come armi da offesa, non esistendo munizioni adatte. Con altro bando, che all'indomani venne revocato, si ordina la consegna degli apparecchi radio. Vi sono dei tentativi di occupare dei locali del Collegio per accantonarvi truppe. Si riesce per il momento a scongiurare questo pericolo. In ottobre sono occupate le stalle
(i locali poi usati dalla Croce Bianca e demoliti nel 2010 per far posto alla sua nuova sede)

vecchia sede della Croce bianca

in cui mettono 8 cavalli con tre guardiani. Ai primi di dicembre non si può evitare che i Tedeschi occupino la palestra (attuale aula magna del Liceo) dove rimangono due settimane, poi la lasciano, ma altri la rioccupano il 31 dicembre; si mettono anche nell'aula vicino alla portineria (per anni fu la "mia" aula di insegnante!); lasciano libere invece le stalle, perché ne hanno trovate di migliori in paese. Sotto al campanile hanno fatto un deposito di bombe. Altre cassette di bombe e di munizioni sono nel corridoio delle scuole, che è pure ingombro di carrelli con ruote di gomma, carichi di armi e munizioni": e fa un certo effetto pensare che i corridoi, oggi percorsi da tanti giovani spensierati, abbiano ospitato per mesi altri giovani in armi (purtroppo non altrettanto spensierati) e carrelli di munizioni.

La Cronaca continua poi a descrivere la situazione del collegio "militarizzato": "I soldati compiono delle esercitazioni nella villa del Collegio con qualche danno ai seminati. Quelli che erano venuti la prima volta ne avevano prodotto di più con i cavalli lasciati molte volte incontrollati per la villa, non pochi soldati inoltre spesso alzavano troppo il gomito nelle osterie, per cui alla sera tardi rientrando nell'accantonamento, non controllavano più i loro atti: hanno rotto dei globi e delle lampadine elettriche, qualche vetro e una volta, verso mezzanotte, si sono attaccati alle corde delle campane provocando, col suono di queste, vivo allarme in paese. Nel complesso però sia il primo che il secondo gruppo di soldati non hanno dato gravi molestie; ad onore degli ultimi venuti si deve dire che sono molto più seri e più disciplinati, quantunque più giovani". Come si può notare dalla descrizione emerge un tipo di soldato tedesco - dal comportamento nel complesso disciplinato e corretto quando non attaccato o provocato- piuttosto lontano dal cliché tradizionale. E di un comportamento sostanzialmente corretto delle truppe tedesche in loco verso la popolazione civile (ovviamente quando non venivano provocate o attaccate: allora spesso scattava, feroce e cieca, la rappresaglia ) ci sono altre testimonianze.

Ciò nonostante sembra riscontrarsi un certo sollievo nell'annotazione con cui si apre l'anno 1944: "7 gennaio 1944. I Tedeschi sgombrano i locali occupati nel Collegio".

Per tutta la prima metà del '44 non ci sono, nella Cronaca del Collegio, altre annotazioni che ricordano la guerra in corso. 

Ma la situazione cambia bruscamente nella seconda parte dell'anno. Il 21 giugno viene infatti ricordata una "incursione nemica su San Giuseppe. Molti danni, 5 vittime": non sarà superfluo ricordare che "nemica" significa compiuta da aerei americani o inglesi, cioè da quelli che saranno poi comunemente chiamati "alleati". Altre incursioni aeree, sempre americane, l'8 agosto (incursione aerea su San Giuseppe), il 21 (incursione aerea su Carcare: dieci spezzoni incendiari sul cimitero, danni a diverse cappelle: i segni di questa incursione si vedono ancor oggi nei buchi sul cancello del cimitero,

Il cancello del cimitero con i buchi lasciati dal bombardamento:
purtroppo un improvvido  (opinione personale!) "restauro"
ha eliminato queste preziose testimonianze


 e nella notte tra il 26 e il 27 quando "spezzoni incendiari sono lanciati da aerei nel borgo al di là del ponte (via Castellani): spavento della popolazione: un certo Colombo ebbe le gambe spezzate in letto". Il giorno successivo un'altra "incursione in Cornareto -località fra Carcare e Cosseria- due feriti e un morto". E poi ancora "incursioni insistenti per diverse notti di seguito senza gravi danni". Come si vede un diluvio di fuoco su bersagli veramente strategici: via Castellani a Carcare, le cappelle del Cimitero, la località di Cornareto: e ad essere presi di mira saranno i civili.

Mostrina della Divisione di Fanteria
di Marina San Marco

Nel mese di agosto era entrata in Italia la Divisione di Fanteria di marina San Marco, una delle quattro divisioni italiane addestrate ed armate in Germania dai tedeschi con le quali Mussolini e la Repubblica Sociale Italiana continuavano nello sciagurato tentativo di prolungare la guerra contro americani ed inglesi.

E proprio in Val Bormida e nel savonese la San Marco si schierò, con il quartier generale ad Altare e le truppe sparpagliate nella zona, con reparti a Carcare e a Cairo: i bombardamenti erano il saluto di benvenuto a questi soldati e al loro spiegamento mentre i colpi finiti nel cimitero erano diretti alla ferrovia e ad un treno in sosta. In quello stesso periodo gli Americani stavano effettuando lo sbarco in Provenza (operazione Dragoner) e i bombardamenti in Liguria avevano anche lo scopo di confondere il nemico e renderne difficili gli spostamenti. Quello che invece resta un mistero è perché gli alleati non abbiano (per nostra fortuna) veramente mai tentato di colpire obiettivi strategicamente importanti e fortemente addensati, come gli stabilimenti della Ferrania, Cokitalia, Montecatini, Funivie, Acna, la diga, il nodo ferroviario di San Giuseppe e i ponti della ferrovia e della statale (la sola distruzione del ponte ferroviario di San Giuseppe avrebbe bloccato il traffico ferroviario e stradale fra Savona e Piemonte), colpendo invece più volte, con bombardamenti voluti per incutere terrore, obiettivi civili: non solo città come Savona e soprattutto a Genova ma perfino piccoli paesi come Toirano in cui un bombardamento aereo del 12 agosto '44 fece 41 morti.

Altro bombardamento "strategico" viene ricordato "nella notte tra il 31 agosto e il 1 settembre" quando una incursione aerea su Fornelli (!: si tratta di una frazioncina con tre-quattro case) "ferisce il sig. Mallone e il Cav. Manè" provocando inoltre "danni notevoli al Marchese Raggi per incendio di un magazzeno di mobilia per oltre seicentomila lire": misteri della guerra e della strategia degli Alleati. 

Verso la fine di ottobre le incursioni aeree ( per altro assai

Un palo della luce a Cairo, con un buco
lasciato da una mitragliata  aerea
“contenute”) prendono di mira siti industriali: "23 ottobre: incursione aerea su S. Giuseppe e Bragno. A Bragno 2 morti e tre feriti, a S. Giuseppe danni notevoli" . Ancora l'11 novembre " incursione aerea su S. Giuseppe -5 feriti-. Altre incursioni nei giorni seguenti senza alcun danno". Ma si tratta sempre di poche bombe, ben diverse dai terroristici bombardamenti che colpivano le città italiane e tedesche con decine di migliaia di morti fra la popolazione civile.

La guerra terrestre, intanto, assume sempre più le connotazioni della guerra civile: "I repubblichini diventano sempre più intolleranti: un loro capitano minaccia di far mettere in prigione tutti i padri perché (certamente dei suoi soldatacci) hanno lanciato una bomba a mano contro la casa di fronte al Collegio per motivi di gelosia" (“per motivi di gelosia”: e nella realtà diversi fatti di quegli anni hanno motivazioni che con la guerra al nazi/fascismo poco c’entrano).


Il 2 dicembre la Cronaca testimonia l'unico fatto di sangue ricordato
La lapide ad Ariano Zunino
in queste pagine: "2 dicembre: l'ex alunno, Principe dell'Accademia
Zunino Adriano, laureando in Medicina, è stato ucciso al Marghero (fraz. di Cosseria) da due individui, appartenenti alle bande nere repubblichine". La cronaca continua con annotazioni che ben testimoniano il clima di quegli anni: "Ad arte si era fatta spargere la voce che fossero due sconosciuti, appartenenti ai partigiani, di cui il ( sic!) Zunino faceva parte segretamente. I funerali del giorno 4 riuscirono imponentissimi: vi prese parte tutta la popolazione di Carcare. Per meglio mascherare il delitto il Comando repubblichino della S. Marco mandò un plotone di soldati per il "presentat'arm" alla salma della vittima". La presenza di un picchetto della San Marco in armi al funerale di un partigiano è certo un fatto poco comune, anche se in Val Bormida capiterà un’altra volta (1) l'autore della Cronaca scrive che ciò avvenne "per meglio mascherare il delitto", ma potrebbe anche essere stato un modo da parte della San Marco, che non era l'unica formazione armata presente sul territorio, per dichiarare la propria estraneità rispetto all'accaduto e prenderne le distanze (2) . Ma il mistero permane.

Nel febbraio '45 malgrado la guerra la burocrazia si dimostra rapida ed efficiente: "arriva dal governo il decreto che riconosce agli effetti legali la 1a e 2a liceale". Con la fine dell'inverno "continuano sempre incursioni aeree senza recar danni. Il 29 marzo, Giovedì Santo, mitragliamento sopra camion sulla strada statale dietro la parrocchia: una pallottola colpisce un vetro del corridoio del convento".

Nella primavera le vicende della guerra scivolano inesorabilmente verso l'epilogo: "20 aprile: incomincia lo sfacelo delle forze della San Marco: molti passano ai partigiani". E poi la fine : "24 aprile: la San Marco comincia a partire rubando a tale scopo per far più presto quante biciclette possono": è l'inizio dell'operazione Kunstlicher Nebel, Nebbia Artificiale, la ritirata di tutte le truppe tedesche e di Salò, dopo che gli Alleati avevano sfondato il fronte in Garfagnana, verso un'impossibile linea di difesa oltre il Po. Per la RSI sono gli ultimi, tragici, giorni.

Altare, galleria del forte. Con questi "denti di drago"
si sperava di fermare i carri armati degli alleati

Partono i tedeschi, il 26 aprile, e "scendono dai monti i partigiani. Ci doveva essere il funerale di un operaio ucciso ( in un incidente) da un camion repubblichino (se non andiamo errati il sig. Ghirardi, investito proprio davanti al Collegio). La piazza della chiesa e quella del Municipio era piena zeppa di camion tedeschi e di carri, pronti a partire: i soldati si vedevano demoralizzati. Un capo partigiano si presenta all'arciprete –unica autorità rimasta- per pregarlo di invitare i tedeschi ad arrendersi: questi rispondono che hanno l'ordine di raggiungere i loro reparti in Alessandria: infatti mettono in moto i loro camion e partono senza molestare nessuno col patto di non essere molestati. Così avviene".

E' l'inizio della ritirata senza speranza della San Marco e delle truppe nazifasciste verso il nulla e il vuoto: arriveranno sotto frequenti mitragliamenti aerei fino ad Alessandria dove si arrenderanno. Sulle strade della Val Bormida si ripresentano così le scene già viste in passato di un esercito in rotta, seguito -a debita distanza- dai “vincitori”: "Sulla strada provinciale, provenienti da Savona, passano un'infinità di uomini, carri, carretti con sopra tedeschi, sanmarchini, brigate nere fra le quali alcune donne: si dirigono verso Acqui." 

Non pochi di questi faranno una brutta fine quando, cedute le armi,

Cimitero Militare di Altare
Lapide ai fucilati di Cadibona
 
arriverà il momento, inevitabile nelle guerre civili, della resa dei conti, delle vendette e delle uccisioni sommarie. Oltre una trentina, arresisi ad Alessandria, verranno fucilati nei pressi di Cadibona nei primi giorni di Maggio (3).


Partiti tedeschi e fascisti, entrano in Carcare i partigiani, che occupano il Municipio, e "incominciano gli arresti delle persone, almeno di alcune, che avevano aderito alle Repubblica Sociale, e le persequisizioni ( sic!: bel lapsus freudiano?) nelle loro case".

La relazione del cronachista delle scuole Pie non ne fa cenno ma in quei giorni (dal 26 aprile al 25 giugno) ci furono anche delle uccisioni: tre militari della San Marco fucilati il 26 aprile (M. Bale  della 103° Comp,. Sanità,, L. Stoppani  3° Comp. Cacciatori Carro, S. Ventri  del 6° rgt. e uno ( E. Ferroni  della Polizia Militare) fucilato il 25 giugno (4).

A Maggio, messa in parrocchia a suffragio dei caduti: "si cantò il Te Deum non solo per la fine dell'anno scolastico ma molto più per la fine della guerra". La guerra era finita, ma restava ancora spazio per vendettre e rese dei conti

NOTE 

1) L'episodio, accaduto a Cosseria il 17 aprile '45, è ricordato da F. Sasso, Dolore e Morte nella famiglia Bonadei",  in Liguria Val Bormida & dintorni, febbraio 2002 p.3.

2) M. Calvo in Baltera Baltera (p. 95, 10) riferisce che secondo un’imprecisata ”informazione attendibile” partigiana lo Zunino (nome di battaglia Afro) sarebbe “caduto in un tranello ordito da due uomini della Div. San Marco”.

3) Sull'episodio v. A. Martino, L'eccidio di Cadibona. Indagini su un episodio di violenza postbellica dimenticato (1945-59) , 2009

4) Dati desunti dall’elenco dei caduti della RSI disponibile in rete e al quale si rimanda)


Leonello Oliveri

Proprietà Letteraria Riservata
Riproduzione Vietata

Carcare in una foto aerea dell'estate  1944