mercoledì 19 febbraio 2025

FABRIZIO DEL CARRETTO: DALLA VAL BORMIDA A GRAN MAESTRO DELL’ORDINE DI RODI


Leonello Oliveri

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Chi si interessa della storia locale della Val Bormida e delle aree fra
la costa e il basso Piemonte probabilmente sa che queste terre furono in gran parte governate, dal XII al XVII secolo, dalla dinastia feudale dei Del Carretto, con sede prima a Savona, poi a Finale e a Millesimo. Ma i Del Carretto furono una famiglia numerosa e prolifica, e non tutti i suoi membri potevano, ovviamente, trovare occupazione nel controllo diretto del loro marchesato (e poi contea). E così numerosi membri di questa famiglia o emigrarono altrove (troviamo dei Del Carretto a Vienna, Praga, a Napoli, alla corte dei Gonzaga,), o fecero carriera in altri settori, primo fra tutti quello ecclesiastico che vide innumerevoli vescovi e cardinali Del Carretto, e quello delle armi.

Fra i Del Carretto che scelsero la carriera militare, uno die più importanti fu senza dubbio Fabrizio Del Carretto (Millesimo1460 ? - Rodi 1521), che divenne Gran Maestro dell’Ordine Gerosolimitano.

Ordine Gerosolimitano

L’Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme, detto poi dei Cavalieri di Rodi e attualmente dei Cavalieri di Malta, era un ordine militare e religioso fondato a Gerusalemme nel 1099 per iniziativa di mercanti amalfitani col compito di offrire ospitalità e protezione ai pellegrini cristiani in transito nella città santa. Durante le Crociate l’istituzione, dapprima di solo carattere religioso, si organizzò militarmente per la difesa della Terrasanta. Nel 1291, dopo la strenua difesa di S.Giovanni d’Acri e la perdita della Palestina, l’Ordine si era trasferito a Cipro. Nel 1306, quando era Gran Maestro dell’Ordine Folques de Villaret, i Cavalieri avevano ottenuto il dominio delle isole egee di Coos, Lero e Rodi., mutando di conseguenza la loro denominazione in quella di Cavalieri di Rodi. Costretti ad abbandonare l’isola in seguito alla conquista turca del 1522, i Cavalieri dovettero cambiar sede un’altra volta, trasferendosi nel 1530 a Malta, loro donata dall’imperatore Carlo V, isola che tennero fino al 1798, quando furono nuovamente cacciati da Napoleone.

I membri dell’ordine erano divisi in tre categorie (cavalieri guerrieri, frati serventi e cappellani) e in sette “lingue” sulla base della nazionalità (Provenza, Alvernia, Francia, Italia, Inghilterra, Alemagna, Spagna, quest’ultima a sua volta suddivisa in Aragona e Castiglia) ad ognuna delle quali era messo a capo un balivo . L’assemblea dei Balivi formava il Consiglio Capitolare, con a capo il Gran Maestro eletto a vita dal Consiglio generale di tutti i Cavalieri. I Cavalieri disponevano anche di una flotta. In pratica tutta la loro vita dell’ordine fino al XVII secolo fu una lotta continua contro i Turchi, in inarrestabile espansione in tutto il mediterraneo orientale, anche grazie alle divisioni e alle reciproche gelosie ed ostilità dei singoli stati dell’occidente cristiano. Di questa lotta Rodi rappresentava il punto focale, e i Cavalieri di Rodi l’unico baluardo contro l’espansionismo musulmano nel Mediterraneo.

Fabrizio Del Carretto fu alla loro testa negli anni cruciali.

Da Finale a Rodi

Fabrizio era figlio di Giovanni I marchese di Finale e di Viscontina Barnaba Adorno, e fratello di Alfonso I, che sarà poi marchese di

Lo stemma dei Del Carretto:  i colori delle bande oblique
 ricordano i colori dei feudi imperiali
rosso e giallo, simboli del Regno (spagnolo) e del 
Sacro Romano Impero da cui dipendevano

Finale (1). E a quanto pare sarà proprio il potente fratello, che sposò in seconde nozze la giovanissima nipote del papa Innocenzo VIII, Peretta Cibo Usodimare, a favorire la carriera di Fabrizio, facendogli ottenere dal papa la precettoria milanese di S.Croce (2). A sua volta Peretta Cibo sposò, anche lei in seconde nozze dopo la morte di Alfonso I, il genovese Andrea Doria: brutto periodo, quello, in cui le donne erano merce di scambio, strumenti muti per la costruzione di alleanze.

Sulla data di nascita di Fabrizio le opinioni sono discordanti. Lo Spotorno (3) la colloca nel 1440, mentre T. Bernardi, a nostro avviso più plausibilmente, la fissa intorno al 1460 (4). Poco sappiamo della sua vita giovanile. I contemporanei lo definirono “doctus litteras latinas(5) , ma dovette scegliere comunque assai presto la carriera delle armi all’interno dell’Ordine, visto che a 20 anni, nel 1480, è già fra i principali “Commendatori”, così si chiamavano i Cavalieri, della “lingua” d’Italia. In quell’anno Fabrizio riceve da P. d’Aubusson, Gran Maestro dell’Ordine, l’incarico di restaurare e rinnovare le fortificazioni di Rodi e Coos in previsione di un attacco turco. L’attacco da parte della flotta ottomana ci fu, Fabrizio ebbe il comando di una delle principali fortificazioni dell’isola, il “baluardo di s. Nicola” e contribuì validamente alla vittoriosa difesa : la flotta e l’esercito turco vennero distrutti (6).

La cinta fortificata della città di Rodi.
In basso a destra il "baluardo Del Carretto"

Nel 1496 ricevette l’incarico di potenziare la flotta dei Cavalieri, ottenendo il comando di tre galee dell’Ordine i cui equipaggi erano in gran parte sudditi del fratello, marchese di Finale. Negli anni successivi svolse incarichi diplomatici a Venezia per sollecitare l’intervento e la partecipazione di questa repubblica ad una spedizione progettata contro l’isola turca di Mitilene.

Nel 1512, all’epoca del quinto concilio lateranense indetto da papa Giulio II, Fabrizio ricoprì un incarico assai delicato : il comando della guardia incaricata di garantire il pacifico svolgimento del concilio stesso.

Gran maestro dell’ordine
Intanto la situazione militare del mediterraneo orientale andava sempre più peggiorando di fronte all’espansionismo turco, favorito dalla divisioni in campo occidentale. Era evidente che presto gli avamposti cristiani in oriente, di cui Rodi costituiva la roccaforte principale e più esposta, sarebbero stati attaccati. Il Consiglio dell’Ordine decise quindi di potenziarne le difese, affidandone l’incarico al del Carretto. Nel dicembre del 1513 morì Guy de Blanchefort, gran Maestro dell’Ordine, e Fabrizio fu nominato suo successore : fu il secondo “italiano” ad occupare questa prestigiosa carica.
Da quel momento tutta l’attività fu volta a preparare la difesa di Rodi

dall’attacco turco che Del Carretto riteneva, giustamente, ormai vicino.
Fabrizio svolse un’intensa attività diplomatica per raccogliere aiuti dai principi cristiani, in realtà assai disinteressati, nella loro miopia politica, involti come erano alla difesa del “ proprio particulare” , a spendere una lira per fronteggiare un pericolo che non veniva giudicato imminente (7). Cercò accordi col papa Leone X, che fece della crociata un elemento centrale della sua politica estera, cercò di indebolire la Turchia alleandosi con i suoi nemici, lo scià di Persia e il sultano di Egitto. Ma soprattutto, consapevole che alla fine i Cavalieri di Rodi sarebbero stati soli di fronte ai Turchi, cercò di rafforzare le difese dell’isola.

Instaurator urbis
la sua attività nel potenziare le difese dell’isola fu tale che Fabrizio venne definito “instaurator urbis”, ricostruttore della città. Aumentò il numero dei Cavalieri di stanza a Rodi, portato a 550, chiamò nell’isola numerosi architetti italiani e francesi ( fra i quali Basilio della Scola e Claudio Lorenzin) per adeguare le fortificazioni ai nuovi criteri determinati dall’avvento delle armi da fuoco, potenziò le artiglierie dell’isola, realizzò nuovi bastioni. Ancor oggi i turisti che visitano l’isola di Rodi e compiono il giro delle sue mura possono ammirare il poderoso “baluardo Del Carretto”, un’opera fortificata dal diametro di oltre 50 m.

Esso consta di un torrione più antico cui fu aggiunto all’esterno un potente bastione semicircolare che integra le difese del torrione mettendolo in grado di resistere, come poi fu dimostrato al momento dell’assalto, ai colpi dell’artiglieria. Il baluardo è diviso in tre piani con gallerie anulari munite di cannoniere, il tutto circondato da un profondo fossato, ancor oggi perfettamente visita bile.

Castello dell'isola di Coo: il bastione
 B fatto costruire dal Del Carretto
Un’altra poderosa fortificazione fatta costruire da Fabrizio in qualità di Gran Maestro dell’Ordine è tuttora esistente e visitabile nell’isola egea di Coo, anch’essa possesso dei Cavalieri : si tratta del bastione sud-ovest del castello : di architettura analoga a quello di Rodi, presenta due piani di batterie interne e un piano superiore, con merloni e cannoniere in grado di fornire un fuoco incrociato. Fu costruito nel 1514.




In questa attività frenetica di rafforzamento delle difese, svolta con la consapevolezza dell’imminenza dell’attacco, e con l’amarezza derivante dalla constatazione che, visto in disinteresse dell’Europa, al momento decisivo si sarebbe trattato solo di vender cara la pelle, Fabrizio passò gli ultimi anni della sua vita. Il 10 gennaio 1521 la morte lo colse all’improvviso mentre stava organizzando una spedizione contro i turchi. Ebbe così almeno la consolazione di non vedere la fine.

La fine di Rodi
Nel 1522, infatti, Solimano II inizia la spedizione contro l’isola con una flotta ed un esercito che si dice comprendesse 100.000 uomini. Rodi era difesa da 650 cavalieri, aiutati da 200 marinai genovesi, 50 veneziani, 400 candioti, 6000 isolani : questo era tutto ciò che il miope occidente cristiano, impegnato nella lotta fra Carlo V e Francesco I, era riuscito a mettere a disposizione.

Il porto venne sbarrato con catene e navi affondate, la difesa delle mura venne affidata alle singole Lingue. L’assedio durò dal 1° giugno al 25 dicembre. In quel giorno i difensori, stremati, furono costretti alla resa, ottenendo dai turchi che i Cavalieri sopravvissuti (solo 180, in gran parte feriti) potessero abbandonare l’isola. Il 1° gennaio 1523 i Turchi entrarono in città, mentre i 180 cavalieri superstiti si imbarcarono sulle galee dell’Ordine portando seco le immagini sacre e le reliquie dei santi, diretti alla loro nuova sede, l’isola di Malta. E sul bastione Del Carretto sventolò la mezzaluna verde.


Capitolo dei Cavalieri di San Giovanni del 1514 a Rodi
presieduto da Fabrizio del Carretto (dipinto di Claude Jacquand)


Leonello Oliveri
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NOTE

1 ) J. BRICHERIUS COLUMBUS, Tabulae genealogicae gentis carrettensis, Vindobonae, 1746, tab.XIV.

2)R.MUSSO, I marchesi Del Carretto di Zuccarello nelle vicende liguri del XV sec.,Atti e Mem. Soc. Sav.St.Patria,XLIV,2008,p.111

3 ) G. B. SPOTORNO, Elogi di liguri illustri. Elogio di Fabrizio Del Carretto, Genova 1828, p. 69. L’ Elogio dello Spotorno viene presentato in appendice al presente studio

4) T. BERNARDI, Del Carretto Fabrizio, in “ Dizionario Biografico degli Italiani”, Ist. dell’Enciclopedia. Italiana, Roma 1988, vol. 36.

5) G. FONTANO, De bello Rhodio libri tres, Romae, 1524, c, Bv.

6 ) All’assalto turco del 1480 e ai combattimenti al baluardo di S. Nicola dà ampio spazio G . B. SPOTORNO, op. cit., pp. 69-76.

7) Anzi, nel loro egoismo politico numerosi stati vedevano di buon occhio un’espansione turca che avrebbe tolto potere e ricchezze alle repubbliche marinare dell’Italia : ricordiamo - solo per fare due esempi relativi ad avvenimenti posteriori - la Repubblica di Venezia lasciata sola nella sua lotta contro i turchi, con la conseguente perdita di Cipro, e “l’empia alleanza “ fra Francia e Turchia ai danni di Genova agli inizi del XVII secolo.

Leonello Oliveri

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Le isole dell'Egeo dominio
dei Cavalieri di Rodi



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