lunedì 10 febbraio 2025

ROCCAVIGNALE, UN PAESE E UN CASTELLO

 

Leonello Oliveri



Proprietà Letteraria Riservata
Riproduzione Vietata

Roccavignale è un piccolo comune della Val Bormida diviso in

diverse frazioni (Camponuovo, Strada, Valzemola, Pianissolo), situato in un'area montuosa ora tagliata dalla viabilità moderna e da innumerevoli cantieri del raddoppio dell'autostrada. Il vecchio castello attualmente in fase di recupero da parte dell' Amministrazione municipale gettava la sua ombra forse un po' cupa ed opprimente sul vecchio borgo sfilacciato ai suoi piedi, testimone di assedi e battaglie, da quelle dell'epoca carrettesca ai 18 giorni dell'assedio franco-spagnolo nell'agosto del 1629, all'incendio ad opera delle truppe napoleoniche che lo distrussero nel 1799, alle cupe vicende della guerra, mondiale e civile, del '40-'45.


La guerra franco-piemontese e l'assedio di Roccavignale nel 1629

Nel 1627 un periodo di gravi guerre si abbatté sull'Italia settentrionale, anche in Val Bormida. In quell'epoca molti luoghi della Val Bormida, e fra questi Roccavignale, appartenevano al marchesato del Monferrato a sua volta dipendente dal Ducato di Mantova. In quell'anno muore Vincenzo Il Gonzaga, duca di Mantova, e il Piemonte cerca di approfittare di ciò per staccare il Monferrato dal ducato di Mantova per unirlo ai suoi possedimenti. Per far ciò si allea con la Spagna che allora possedeva il ducato di Milano, schierandosi così contro la Francia, che invece voleva

impedire tale separazione. Gli Spagnoli assediano Casale, difeso dai Francesi, mentre Carlo Emanuele I, duca di Savoia, invade il Monferrato. Il cardinale francese Richelieu, allora di fatto capo della, Francia, inviò contro il Piemonte delle truppe che però furono sconfitte nei 1628. Queste prime sconfitte richiamarono In Italia un più numeroso esercito francese. che nel 1629 invadeva il Piemonte. Il conflitto divenne sempre più internazionale, e il Piemonte fu campo di battaglia per troppi eserciti. Agli Spagnoli, prima con il generale Gonzalo di Cordova, governatore di Milano, e poi col più battagliero Ambrogio Spinola, si unirono truppe svizzere (i famosi Lanzichenecchi) che assediarono Mantova, mentre due eserciti francesi, uno movendo da Pinerolo, l'altro dal Moncenisio, stringevano il Piemonte in una morsa troppo ferrea: alla fine il coraggioso duca Carlo Emanuele I fu costretto alla resa.

Come 'si è detto questa guerra si svolse in parte anche nelle nostre zone, soprattutto a Roccavignale.

Questa terra faceva parte del marchesato di Monferrato, concesso in feudo, dal Duca di Mantova che ne era il feudatario, al Marchese di Grana. Nel 1629, appunto, questo marchese, probabilmente dietro sollecitazioni sabaude, sì ribellò al nuovo Duca di Mantova. Costui chiese l'intervento dei francesi, che assediarono il castello di Roccavignale. Di questo assedio abbiamo una relazione lasciateci da P. Gioffredo, storico piemontese dell'800, che qui riportiamo integralmente perché ci sembra interessante.


«(...) Difficile fu l'impresa di Roccavignale
, lontana da Savona non

più di otto miglia, circondata d'alte montagne di malagevole accesso per essere il di lei castello posto sopra ad uno scoglio, tagliato tutto attorno in precipizio con un torrente che, scorrendogli alle radici da una parte fa sì che solamente da un canto si possa, chi lo vuol assalire, avvicinare, ed oltre di ciò era diligentemente custodito con un buon presidio da un molto coraggioso gentiluomo alessandrino. Avendo il sig. Toiras (generale francese) esaminato il castello e trovatolo più forte di quanto gli era stato detto, vedendo di non aver forze bastanti per prenderlo, ritiratosi a Nizza della paglia (Nizza Monferrato) radunò circa 1500 fanti scelti oltre a 150 cavalli e due piccoli pezzi da campagna con i quali apparecchi cominciò il 17 agosto l'assedio di quel luogo. Ordinata che fu la batteria, ed abbattute in gran parte le difese, vollero i francesi coprendosi con martelletti (ripari mobili di legno) ed altre invenzioni, attaccarsi alla muraglia e dar l'assalto; ma essendo la salita stretta e precipitosa ed animosamente difendendosi quelli di dentro, una gran parte vi rimasero feriti ed ammazzati: finalmente vedendo il sig. di Toiras che la sua artiglieria non era abile a far breccia, fece venire da Casale un grosso pezzo di batteria che avendo atterrato un sufficiente spazio di muraglia fece risolvere i difensori a capitolare la resa che fu accordata di uscire portando solamente le armi, dopo aver sostenuto l'assedio per 18 giorni, dopo di che pensava di far totalmente demolire e smantellare a forza di mine quel castello per non esservi obbligato a mantenervi un grosso presidio, ma l'opposizione del Marchese Spinola (nuovo comandante al servizio degli spagnoli) mandato come successore a d. Gonzalo de Cordova, disceso in questo tempo dallo Stato di Milano (dominio spagnolo) nel Monferrato con grosse forze non gli permise di eseguirlo".

Roccavignale -Castello
(da https://liguriaday.it/2022/09/30/roccavignale-un-paese-per-tutte-le-stagioni/)


Roccavignale nelle pagine dello Chabrol
Dal '600 passiamo agli ultimi anni del '700, anni altrettanto drammatici per le nostre terre.

Quando, in seguito alle conquiste napoleoniche (battaglie di Montenotte, Cosseria, Dego nell'aprile del 1796) , i territori liguri e piemontesi entrarono a far parte dell'Impero francese, essi furono organizzati, come il restante territorio metropolitano, in "Dipartimenti". La Val Bormida fu compresa nel "Dipartimento di Montenotte", che si estendeva da Oneglia ad oltre Varazze e, nell'interno, fino a Ceva ed Acqui. Come prefetto del Dipartimento fu inviato il conte Chabrol de Volvic, che lasciò, oltre ad una nel complesso buona memoria del suo operato, anche due ponderosi volumi di "Statistiche del Dipartimento di Montenotte" che contengono notizie abbastanza interessanti sulle nostre zone. A proposito di Roccavignale lo Chabrol si espresse in questi termini (ricordiamo che siamo prima del 1815).

"Roccavignale è divisa in tre frazioni principali e forma un comune di 1116 abitanti. Le rivalità che esistono fra queste tre frazioni ha determinato, nel 1600, la costruzione della chiesa parrocchiale al centro del territorio, in una valle. Le frazioni sono invece situate sulla costa dei monti o verso il versante dalla Semola. Presso la parrocchia si vedono le rovine del vecchio castello. La frazione principale, detta Borgo, era una volta circondata di muraglie. Il territorio del villaggio è molto esteso, le sue produzioni consistono in castagne, legna, vigne, grano, legumi, fieno e cocons. Il terreno è mediocre, è esposto ai venti dell'est, del sud e del nord. Esiste in questo comune una forgia costruita nel 1773. Il paese è soggetto ad un'emigrazione di abitanti durante l'inverno. La parrocchia gode di una rendita di 1000 franchi

Roccavignale nelle Memorie di età napoleonica
Una interessante descrizione di Roccavignale ci fu offerta nel 1808
 dalla "Memoria Statistica dell'Ingegnere geografo Simondi che presentiamo di seguito. Si tratta di uno scritto appartenente ad una serie di "memorie" relative ai comuni dell'alta Val Bormida entrati a far parte dell' Impero Francese in seguito alle guerre napoleoniche. Fra il 1804 e il 1808 in Val Bormida operò un'equipe di ingegneri geografi dell'Esercito francese inviati dalle autorità d'oltralpe per raccogliere quante più notizie possibili sui territori liguri e piemontesi entrati a far parte dello stato francese, con scopi sia di informazione militare che fiscale (conosci le risorse dei tuoi sudditi per tassarli meglio). Questi studi, attualmente conservati a Parigi, abbracciano tutti gli aspetti (economici, sociali, storici, geografici) dei paesi della valle all'inizio dell '800 e si rivelano oggi uno strumento di conoscenza notevole per fornirci una "fotografia" molto precisa e particolareggiata dei nostri comuni all'inizio del XIX sec.

Ecco cosa scrisse a proposito di Roccavignale l' ufficiale francese, nonché Ingenieur Géografe, Simondi il 24 giugno 1808. Ho conservato, per quanto possibile, la forma, il linguaggio e anche gli errori presenti nel testo originale, scritto in un italiano assai lacunoso. Ma lasciamo la parola, anzi lo scritto, al Simondi:



Memoria militare e statistica della commune di Roccavgnale
fatta a Roccavignale il 24 giugno 1808 dal sotto.to off.ale Ing. Geogr. Simondi

Roccavignale è una comune situata nella valle di Bormida del Cengio in un vallone in cui si scorre il torrente Semola, distante dalla meridiana di Torino 38880 m. e 78790 dalla perpendicolare. Confina a nord colla comune di Cengio, a est con Millesimo, a sud con Murialdo, a sud-ovest con Castelnuovo , a ovest con Montezemolo.

La "Memoria" dell' "Ingegnere Geografo
Simondi"

Temperatura: il maximum del caldo secondo le osservazioni fatte con la scala di Reumur arriva dalli 20 alli 21° e quello del freddo fino all'ottavo grado sotto il gelo. Il caldo viene atterrato sensibilmente dalle burrasche, massime quando vi cade la grandine e tale alterazione si estende talvolta sino a sei gradi. I venti meridionali temperano molto il freddo, questi sogliono spirare qualche giorno nel cor dell'inverno. Le nevi vicine danno luogo d'ordinario ai temporali e conseguentemente alle piogge, le piogge abbondanti vengono per libeccio, danneggiano molto i terreni coltivi, per essere tutti in pendio, portandone seco la più grassa parte, sono rare le piogge allorché si respira longo tratto i venti di levante. I venti più dominanti sono il nord d'inverno e quelli del sud e sud-est d'estate. I primi sono più favorevoli dei secondi rispondendo questi a malattie di debolezza. Le parti più esposte alla grandine sono il sudovest e il nordovest. La neve d'ordinario si mantiene per il tratto di 3 mesi, e mesi e mezzo, incomincia a cadere sul fine del mese di novembre ed al principio di marzo comincia a fondersi, più per l'azione dei venti del sud che per l'azione del sole direttamente. Le nebbie sogliono apparire in gennaio e febbraio e talvolta si vedono anche il giugno le luglio.
Statistica popolazione: si contano in questa commune 1250 anime. Prima del 1799 se ne contavano 1650, incominciò a diminuire più di 200 anime in detto anno per le vicende della guerra, che per essersi rifugiati dei ribelli nella comune quella popolazione dovette soccombere, oltre ad un'epidemia che cominciò nel 1794 e durò per il tratto di 6-7 anni. Questa epidemia di febbri putride detta tiffo infestò tutta questa contrada e quando con maggiore e quando con minore feroccia: fece perire altrettante persone onde la popolazione si è ridotta al numero sopra indicato. Il numero dei vecchi è piuttosto raro, se ne contano rari di anni 70, pochissimi di 80 e giunge qualcheduno sino a 90. Il cibo ordinario della popolazione consiste in polenta mescolata con cavoli, legumi e castagne, qualche volta in fogliatelli, e non pochi sono costretti a mangiar erbe anche con poco sale.

Terre a grano: In genere di piante si coltivano nelle comune una quantità di alberi di castagna che fanno ugualmente in tutte le esposizioni, e pochi gelsi, non vi è a questo riguardo alcuna differenza coi paesi circonvicini. Le molteplici osservazioni che si fanno danno a conoscere che in genere di alberi castagnetti la gagia, fusera e sirie si adattano maggiormente a gabbane, chiapassa, salvage e tempure. Questi frutti si raccolgono per lo più nel mese di ottobre e novembre.

Prati I prati in questo comune sono rarissimi ed in conseguenza scarsi i fieni che si raccolgono. Questi sono di cattiva qualità, e per lo più si tagliano fra boschi castagnetti che si mescolano con quelli tagliati nei piccoli prati che per lo più sono vicini alle abitazioni. Essi si consumano nel proprio paese mescolati con paglia per supplire alla parte mancante.

Vigne: le vigne si coltivano per lo più nelle situazioni che fra l'esposizione generale riguardanti a mezzo giorno ed al levante. Fra queste si coltivano in genere di viti il crovino, la Rapoolina ed il dolcetto nelal massima parte. I vini sono deboli ma però molto saporiti, sono eccellenti quelli che si raccolgono nelle reggioni dle Poggio e dei Vignali di cui le uve vengono alla perfetta sua maturità. Questi vini se nella comune si possono conservare vari anni, se si trasportano altrove soffrono molto e con tutta facilità si corrompono.

Il Castello di Roccavignale 
da C. Rovere (1807-1860), Il Piemonte antico e moderno descritto da
Clemente Rovere
, To., 1978
Abitazioni Le abitazioni sono in numero di 220 circa. La maggior parte di queste furono incendiate nel 1799. ed in conseguenza rare quelle in cui si possa alloggiare. (..) Le abitazioni sono rurali, molto anguste, mal costrutte per l'impossibilità degli abitanti. Per lo più sono costrutte di pietra con fango, coperte di tegole, e la maggior parte di paglia. Le cloache sono vicine e perfino nella stessa casa. Queste viziano molto l'aria alli abitanti, ogni casa ha la sua stalla, e questa proporzionata alla facoltà degli abitanti, che in tutte sono ristrette, in molte ristrettissime. Vi sono in queste 20 che possono alloggiare n. 3-4 bestie e quattro che ne possono contenere dieci in dodici bestie, e tutte le altre ne possono contenere una in due bestie. Il prezzo di una casa mediocre può arrivare a sei cento franchi.

Giardini I giardini detti volgarmente orti sono situati la maggior parte lateralmente alle abitazioni e siti in cui si può con facilità deviare l'acqua. In questi si raccolgono li erbaggi per l'uso dei proprietari abitanti e qualora si coltivano dei fagioli, cavoli, l'anno susseguente grano.

Molini Vi è nella comune un solo mulino a tre ruote sulla sponda dello Semola vicino alla chiesa parrocchiale. Questi è più che sufficiente per macinare le granaglie per l'uso degli abitanti. Evvi sulla sponda del medesimo torrente vicino al casale detto Zemola un edifizzio da ferro (=una ferriera) il quale per l'avanti apparteneva al Monferrato, quindi passato alla Nazione è ora venuto al sig. Gerbino di Savona il quale ne ricava un reddito annuo di mille franchi.

Comunicazioni Vi passa in questa comune la strada corriera che da Savona tende a Ceva diretta dal sud-est al nord-ovest. La larghezza di questa strada se per montagna è della larghezza dim. 2 in tre ed in pianura sino a m. 4. Questa è molto frequentata da mulattieri che trasportano commestibili dall'una all'altra parte. Detta strada è tutta in terreno naturale, impraticabile all'artiglieria e ai carri e nell'invernal stagione molto incomoda per l'infanteria e i muli. Da questa comune a Savona ci vogliono 6 ore di cammino e 13 miglia e per Ceva 3 ore e 1/4 di cammino e 7 miglia. Comunica questa commune verso il nord con quella di Cengio distante 1 ora e 1/4 di cammino, a est con quella di Millesimo col mezzo della strada corriera distante una mezzora di cammino, verso il sud con quella di Murialdo distante 2 ore e mezza, all'ovest con quella di Castelnuovo ed a sud est con Montezemolo col mezzo della strada corriera distante circa 3/4 d'ora . Queste comunicazioni ossia strade non sono lastricate e servono solo per le bestie da soma ed infanteria, e non già per i carri perché si incontrano ad ogni tratto salite e discese, rupi e sassi che le rendono incommmode. Si potrebbe rendere con molta facilità quella che tende a Millesimo e quella che tende a Montezemolo e quella che tende a Cengio, raddolcendo la salita e discesa, lastricando ed allargando nei siti in cui nell'invernal stagione divengono impraticabili. La loro larghezza per quella in montagna è di m. 1,50 ed in pianura d i2 . Da queste strade partono dei vicoli che danno comunicazione alle contrade e concatenano le suddette strade attraversando la campagna. Queste possono essere praticabili solo ai pedoni e non a bestie da soma

Osservazione generale della popolazione. La popolazione è diminuita dal 1799 per tutto il 1803 di 400 anime per le vicende della guerra e mortalità, quindi dal 1803 a questa parte è aumentata di 100 anime. La causa generale di questo (?aumento è un periodo?) in cui non abbia luogo malattia epidemica micidiale come quella febbre putrida detta tiffo che lascia dietro di sé una notabile diminuzione di popolazione e che si può considerare unitamente alle annate sterili. L'incarimento della sale contribuisce per tale diminuzione, essendo obligato il popolo bisognoso di mangiar castagne ed erbaggi ridotti in minestra senza sale, da cui ne vengono febbri gastriche e verminose. La longevità in questo paese non si può considerare come l'effetto di alcuna causa generale ma bensì il risultato di varie circostanze favorevoli alla vita

Agricoltura. L'agricoltura non si è mai scostata dalla primiera sua semplicità, mentre che si travaglia il terreno con la zappa,

Castello, particolare
rari sono i possessi che si solcano coll'aratro. La terra manca del necessario concime per la scarsità dei prati, onde non possono nutrire sufficiente bestiame per l'opportuno ingrasso, che anzi sono obbligati invece della paglia, di far marcire foglie di castagno di gran lunga inferiore. Non vi sono terreni circondati se si riservano i piccoli orti in vicinanza dell'abitato che si cingono di sieppi per ripararli dalli animali. Li abitanti sono pressoché tutti proprietari,coltivano loro medesimi il proprio terreni, non vi è alcuno che possa (….?). (?Per coltivare la terra il costo?) se colla zappa vi vogliono franchi 10, se coll'aratro franchi 5. I lavoranti alla giornata si sogliono pagare soldi 12 con la manutenzione.


Da 10 anni a questa parte il numero dei coltivatori si è di molto scemato per la carestia, disgrazie di guerra e mortalità. I costumi dei coltivatori, che è lo stesso che dire delli abitanti, sono semplici, di buona moralità, le loro angustie e bisogni non li permettono divertimenti. Si può aggiungere fra i costumi delli abitanti che la massima parte nell'invernal stagione abbandonano le loro proprie case, taluni girano il mondo in qualità di ghingalieri (venditori di chincaglierie), la maggioranza anche i benestanti se ne vanno mendicando.

C. Rovere, La vecchia parrocchiale di Roccavignale


Oltre le malattie epidemiche sovraccennate li abitanti sono molto soggetti all'infiammazione di petto, pleuriti e peripneunoma, come li abitanti dei paesi circonvicini. Il salario di un servo di campagna è di 75 e quello di una serva è di 20 franchi annui

Industria Li abitanti sono dati od applicati ad alcun genere di industria che quella che derivò di padre in figlio facendo consistere tutta la loro risorsa nella cultura del terreno e segnatamente delle viti che si coltivano con particolare diligenza. Si impegnano taluni a fare del carbone.

Istoria Prima del mille il paese di Roccavignale non è menzionato in alcuna istoria qui nota. Li avanzi dell'antico castello non lasciano alcun dubbio che questo sia stato abitato dai Gotti. I saraceni l'hanno occupato nel nono secolo per più di 50 anni, in detto secolo ebbero luogo le invasioni e vennero quesit scacciati dal prode Aleramo al quale in riconoscenza dè sue prodezze li fu data in moglie la figlia del re Berengario dotandola del Monferrato. Dunque passò questa comune ad Aleramo e dopo varie generazioni pervenne a casa Carretto il quale ha gioito dei diritti signorili sino alla cessione che fece l'Imperatore Carlo VI a Casa Savoia il 15 agosto 1736 per le vicende della guerra, e quest'ultimo comperò tutti i beni unitamente ai diritti che in essa comune aveva col pagamento di cento dieci mille lire. Nel 1000 questa comune ha contribuito unitamente a Cosseria , Cengio e Murialdo a formare la dotte alla Comune di Millesimo nella sua fondazione, onde istituirli un territorio. Nel paese non vi sono persone istrutte se si eccettua il sig. arciprete che da più anni degnamente regge questa parrocchia. il popolo si trova aggravato dal peso delle contribuzioni, diritti di successione, registrazione, carta bollata e si lagna assai dell'incarimento del sale e ciò tanto più perché indietro era immune da tutti questi surriferiti aggravi. Del resto è sottomesso ai doveri che le leggi le impone, è vivace, laborioso ed attaccato alla religione cattolica.

Le tracce lasciate dalla rivoluzione sono quelle della guerra, e queste sono fastidiose per essere il paese stato messo alla miseria dalle molteplici scorrerie delle truppe belligeranti. Inoltre nel 1799 il paese per la sua situazione è stato il rifuggio dei ribelli, dovette sopportare tutti li eccessi della guerra in cui li vennero saccheggiate le loro proprietà, devastate le loro campagne e date in preda alle fiamme tutele loro abitazioni, e furono li abitanti messi all'estrema miseria e tuttora il popolo geme sui miseri avanzi lasciati dalle vicende della guerra.


Il paese è della 28a Divisione Militare, dipartimento di Montenotte, circondario di Ceva (per l'avanti 27 div., militare, dipartimento della Stura). L'amministrazione civile si fa per organo del Maire e quella di giustizia viene esercitata dal giudice di pace che risiede a Millesimo capo cantone. Vi è un maestro che insegna i primi rudimenti della lingua italiana e latina, pochi sono li scolari che frequentano la scuola medesima in estate.

In questa comune non vi seguirono fatti d'armi, vi sono state costrutte delle trincee nel 1796 nelle reggioni della Crocetta e Piano Granone, fini dsi questo territorio, in cui vi erano postati Croati del reggimento Belgioioso e vennero queste abbandonate li 15 aprile 1796 al presentarsi dell'armata francese. Vi seguirono in queste stesse posizioni nel 1799 varie scaramucce dopo la ritirata dell'armata francese d'Italia contro i ribelli comandati da Roccavina che si erano annidati nelle regioni di Piangranone e la Crocetta, in cui si ristabilirono le trinciere costrutte nel 1796 dalle truppe austrosarde.

Il paese è situato parte sopra i piccoli contrafforti generati dalla catena che divide la Bormida dal Belbo e Tanaro, ed in parte nei valloni generati dalli stessi contrafforti. Questo è povero, le scuderie sono numerose ma però molto anguste, poco atte per alloggiare cavalli, nonostante in un'urgenza si potrebbe alloggiare 50 in sessanta cavalli, e non ne potrebbe somministrare perchè nessun particolare resta provisto. In ogni contrada o sia casale trovasi un forno particolare, e si contano in sei forni che in un bisogno si potrebbe cuocere 500 razioni al giorno. Il paese non ha fornito soldati alla guerra della rivoluzione, si contano 50 coscritti in attività di servizio, la guardia nazionale non è organizzata, in un'urgenza 100 sarebbero in stato di portare le armi. La gioventù è robusta e se non mancasse in parte del bisognevole sarebbe assai guerriera.

Fatta a Roccavignale li 24 giugno 1808
Simondi Ingénieur Géographe

Come si vede sono notizie abbastanza interessanti che permettono mettono di ricostruire la fisionomia di Roccavignale alla fine dei '700. Agglomerati di casupole di pietre e fango, coi tetto di paglia, in cui una comunità laboriosa e tenace lottava con una terra avara per strapparla l'indispensabile per la sopravvivenza. Un' agricoltura stentata, i campi lavorati con la zappa. senza concimi, senza letame. Il prodotto principale per la sopravvivenza era dato dalle castagne (la coltivazione delle patate non era ancora sviluppata, e per il grano non c'erano terreni adatti). Un paese che d'inverno era bloccato dalla neve, visto che le strade erano impraticabili ai carri anche nella bella stagione. Sei ore per andare a Savona!

Un' economia stentata resa ancora più dura, anche allora, dall'esosità dei governi che con tasse e «l'incaramento» del prezzo del sole condannavano in pratica questa popolazione all'indigenza. E d'inverno, per non pesare sulle magre provviste, per tante bocche l'unica strada era quella di un 'insicura emigrazione stagionale, il cui esito era altrettanto incerto: ecco gli abitanti che diventavano venditori di chincaglierie quando no addirittura mendicanti: ed ecco spiegate anche le tante e strane voci del "parlè balurd" del dialetto di Roccavignale: "prestiti" delle zone che i suoi abitanti erano costretti a visitare e insieme gergo per ricostruire un senso di legame in terre lontane.

A complicare la vita, in tempo di pace, le epidemie, disastrose su una popolazione indebolita e perennemente alle soglie della miseria. In tempo di guerra la situazione diventava tragica. La relazione dell'ufficiale francese testimonia ufficialmente quelle distruzioni che la voce popolare a Roccavignale ricorda ancora: nel 1799-800 i francesi causarono la morte di 200 persone ed incendiarono il paese. Tutto perché il comune aveva ospitato dei ribelli che approfittando di una sconfitta subita dell'esercito francese erano insorti contro le truppe d'oltralpe, in un tentativo disperato, feroce e senza speranza cui seguì un'altrettanto feroce rappresaglia.

Un'ultima osservazione, che getta un'ombra non più sul passato ma sul presente e sul futuro: nel 1808 a Roccavignale "si contano rari vecchi di anni 70, pochissimi di anni 80 e giunge qualcuno sino ai 90". Oggi non è che la situazione sia molto diversa, malgrado le magnifiche sorti e progressive»: vinti il tifo e la fame, allontanato (speriamo) lo spettro della guerra. è giunto l'inquinamento, lo stress (e anche le comunicazioni mondiali) a far esplodere nuove malattie, nella nostra terra.



La relazione dell'ufficiale napoleonico getta in modo particolare un poco di luce sulle vicende di questo comune durante il periodo dell'invasione francese, in quegli anni (1793-1815) generalmente chiamati "napoleonici". Quei drammatici giorni meritano un approfondimento, e trovano riscontri in altre testimonianze storiche.
Vediamole più da vicino.






La "Lettera da Rodello"
Incominciamo dalla cosiddetta “lettera da Rodello”, risalente al 1794, ovvero al primo arrivo delle truppe francesi (non ancora napoleoniche, anche se Bonaparte era presente col grado di capitano)

La sera del 18 settembre del 1794 don Berliri, parroco di Rodello, piccolo centro delle Langhe cuneesi, si trovava a Roccavignale, ospite del padre.

Dopo la cena il discorso cade sui francesi, che proprio in quei giorni si erano affacciati in Val Bormida per scontrarsi, di lì a 3 giorni, con gli Austriaci nella piana di Dego: "Intanto il padre, uscito in giardino, torna poco dopo ridendo: "ecco i francesi". Così scrive nel 1994 G. Merla (1) riportando la sua gustosa ed interessante" lettera da Rodello". E continua: "Don Berliri esce in strada con un lume. Si sente uno scalpiccio affrettato. E' gente di Millesimo, contadini che scappano e si mettono in salvo con le loro mucche, a Millesimo ci sono i Francesi!". E il Merla continua descrivendo il tranquillo soggiorno valbormidese del buon parroco: "essi (d. Revello e i suoi amici) mangiano polli e bevono vino, pensando che più ne mangiavano e bevevano, meno ne sarebbe rimasto per i francesi". Del resto poco più a valle, nel campo francese a Millesimo, nei prati intorno al convento, la situazione non è molto diversa, e i protagonisti sono sempre polli e bottiglie: "le monache di Millesimo, continua la lettera riportata dal Merla, se la cavarono con un grande spavento e con 60 polli per il pranzo degli ufficiali e due buoi per la truppa".

Così, in questo modo allegro e un po' incosciente, inizia la tragica avventura della Val Bormida negli anni dell'invasione francese.


A fornirci altre informazioni sul periodo è il locale Archivio Parrocchiale.
Infatti l 'invasione francese trova a Roccavignale la sua prima testimonianza documentaria nel libro dei morti del 1796 (2) lì
conservato. Già nella pagina iniziale esso presenta, dopo un lugubre ma artistico ed indicativo disegno rappresentante un teschio appoggiato su due tibie incrociate, il timbro che i nuovi conquistatori imporranno in tutti i comuni del Dipartimento di Montenotte (3): un' aquila coronata sormontante un fascio di fulmini e contornata dalla scritta, ovviamente nella lingua dei conquistatori, Maire (=sindaco) de Roccavignale.

Girata la pagina si entra subito nel vivo della storia. Il parroco, anzi, preposto, d. Bartolomeo Albesano, ricorda che "nell'anno del signore 1796, il giorno 14 aprile i Galli hanno invaso questo paese, vi si accamparono tre giorni depredando la chiesa parrocchiale: asportarono anche il libro nel quale erano segnati i defunti dal 1767 fino al sopraccitato giorno 14 aprile. In questo libro sono quindi riportati coloro che morirono dopo quella data " (4). Il 14 aprile fu un giorno funesto per la Val Bormida: al mattino si era arresa la guarnigione piemontese comandata da Filippo Del Carretto bloccata nel castello di Cosseria, e nella stessa giornata infuriava la prima, sanguinosa fase della battaglia di Dego. E i francesi entrano a Roccavignale, col seguito di saccheggi e violenze che caratterizzò sempre la presenza di questo esercito nelle guerre napoleoniche.

Nelle pagine successive non vi è più traccia di fatti militari. Del resto la situazione in queste zone della Val Bormida non fu particolarmente grave nei restanti mesi del '96 e per i due anni successivi: la guerra si era spostata altrove, nella zona passavano solo piccoli gruppi di militari e i disagi erano, rispetto a quelli successivi, sopportabili: qualche furto, qualche violenza e tante requisizioni. Così nei restanti mesi del '96 il libro dei morti registra a Roccavignale 14 decessi, cifra che doveva essere più o meno normale in quella zona in quel periodo.

Anche i successivi anni 1797 e '98 non presentano, da questo punto di vista, variazioni particolari rispecchiate nel registro dei morti: 20 decessi nel' 97, 18 nel '98, anno in cui probabilmente morì d. Albesano sostituito da fr. Ignatius Iosephus Giacosa.

La situazione documentata dal registro cambia invece bruscamente e drammaticamente nel 1799.

Innanzi tutto le annotazioni sono estremamente disordinate. Iniziano il 16 marzo, ma riportano poi decessi di gennaio, e arrivano fino al 29 novembre. In tutto risultano 8 decessi, cifra assolutamente fuori dalla norma per il paese (15-20 decessi /anno). Per tre decessi ci sono inoltre annotazioni che le collegano direttamente ad eventi bellici:

Leggiamo infatti :-anno domini millesimo septingentesimo nonagesimo nono in mense julii tempore belli a gallus necatus inventus est Franciscus bertone q.am Michaelis aetatis annorum 35 circiter

-anno domini millesimo septingentesimo nonagesimo nono in mense julii tempore belli a gallis necata inventa est Angela Maria Bemo(?) uxor Francisci Bertone aetatis annorum 32 circiter

-anno Dni 1799 in mense augusti tempore belli a gallis necatus inventus est Petrus Giacosa q.am Antonimi, aetatis annorum 60 circiter, sepultusque fuit in cemeterio huius loci Philippus Martelli Praepositus

Si tratta quindi di 3 persone (una coppia di 37 e 32 anni ed un anziano di 60) uccisi dai francesi a luglio e a agosto.

Cosa era successo? Come mai questo disordine nelle annotazioni? Perché queste uccisioni ? Cosa avvenne a Roccavignale nel '99?

La risposta l'abbiamo già letta, contenuta nella relazione. inviata a Parigi nel 1808 dal sous lieutenant Ingénieur géographe Simondi. . Roccavignale aveva la duplice sfortuna di essere posto lungo la strada percorsa dalle truppe francesi in ritirata verso il mare e di ospitare delle bande dei contadini ribelli insorgenti: era quindi stata teatro delle imboscate tese dagli "insorgenti" alle truppe francesi. Come sempre accade, come accadrà anche in seguito, agli assalti degli "insorgenti", incuranti delle conseguenze sulla popolazione, seguiranno poi le rappresaglie delle truppe sui civili, e ai caduti francesi faranno immediato riscontro grandi dolori per la popolazione, mentre gli stessi i ribelli, dal folto dei boschi, guardavano le colonne di fumo levarsi dalle case incendiate dalle rappresaglie (5).

Una traccia di quei fatti lontani è ancor oggi viva a Roccavignale in qualche anziano, che, per far star buoni i bambini cita ancora la "Gironda che suonava nel chiaggio della forca dove rotolavano le teste", e ricorda perfino "i ribelli di Ravina (probabilmente corruzione per Roccavina) a Pian granone", mentre l'incendio del '99 è ancora eloquentemente testimoniato da solai anneriti dal fuoco in Pianissolo.

I registri dei morti di Roccavignale permettono poi di trovare riscontri in questo paese per la drammatica situazione vissuta dalla val Bormida nel 1800, quando le conseguenze combinate di anni di guerra, requisizioni, saccheggi e violenze diedero i loro frutti, con la gente che moriva letteralmente di fame. A Roccavignale i morti erano, negli anni immediatamente precedenti al periodo napoleonico, una ventina all'anno. Nel 1800 balzano all'improvviso a 84 per ridiscendere e stabilizzarsi negli anni successivi intorno a 23.

Ma non c'è solo un brusco aumento dei decessi a sottolineare la drammaticità della situazione in questo comune. Cambia anche l'età media dei defunti. Nel 1800 sui 64 morti dei quali il registro segna l'età, 19 sono bambini di età inferiore ai 10 anni, 22 sono anziani sopra i 50 e ben 23 sono giovani o uomini con età non superiore ai 50 anni (6). Non solo. Mentre negli anni precedenti si trovavano non pochi defunti di età superiore ai 70 anni (8 su 18 nel 97), nel 1800 non ci sarà nessun defunto di età superiore a 70 anni: forse nel paese non ne erano rimasti più.


Analoghi drammatici dati troviamo per quanto concerne i decessi dei bambini da 0 a 5 anni: a Roccavignale, nel 1800 su 64 decessi per i quali si conosce l'età del defunti, ben 19 si riferiscono a bambini al di sotto dei 10 anni.


Poi, la guerra si sposta in giro per l'Europa. E anche la Val Bormida darà ancora il suo contributo di sangue e di vite: migliaia di giovani strappati da casa e mandati a morire su lontani campi di battaglia: Spagna, Austria, Prussia, fin nelle gelide steppe della Russia. E non sarà l'ultima volta.
 
Roccavignale : morte e fame nel periodo napoleonico

Nell'Archivio parrocchiale di Roccavignale c'è un libro particolarmente interessante per capire cosa successe in questo paese negli anni dell'invasione napoleonica: si tratta del "Liber defunctorum", il "libro dei defunti", nel quale i parroci segnavano regolarmente 8quando le vicende lo permettevano) i dati dei decessi. Ne presentiamo un estratto coi dati dal 1796 al 1807

LIBRO DEI  DEFUNTI  DAL  1796  FINO  AL 1807

Anno Domini Liber defunctorum ecclesiae parrochialis sub titolo S.cti Eugenii loci Roccavignalis

1796 totale 14

Cum anno domini millesimo septingentesimo nonagesimo sexto die decima quarta aprilis Galli locum istum invaserint, inique triduo castramentati depredati fuerint (sic) ecllesiam parrochialem; librum etiam asportaverunt in quo descripti erant defunti adulti ab inizio mensis octobris 1767 usque ad praenotatam diem 14 aprilis. qui vero exinde mortui sunt, in hoc descripti leguntur

1/5/60, 16/5/30 ,5/6/50 ,9/6/53 ,25/6/80 ,30/8/65 ,31/8/75, 17/12/60, 20/9/60, 28/9/60, 13/10/50, 28/10/80, 22/12/40, 29/12/55, 29/12 50 TOTALE 14 (la terza cifra è l’età?)

1797 totale 20
5/1/23, 5/1/ 36, 13/2/70, 25/2/60, 21/3/84, 2/4/75, 11/4/77, 18/4/60, 23/5/70, 26/5/60, 26/5/59, 4/7/66, 30/7/70, 27/9/60, 4/10/60, 2/11/84, 12/12/55, 30/12/ 76 31/12/60 : totale 20


1798 Fr. Ignatius Iosepho Giacosa August. Congreis Lombard.economus: totale 18

3/1/45, 17/2/64, 24/3/38, 6/5/31, 29/5/9e mezzo, 10/6/84, 28/6/63, mezza pagina bianca e poi da qui Philippus Martelli praepositus : ancora vivo nel 1830 sembra che segni solo bambini fino all'ultimo morto 20/7/1, 27/7/2, 12/8/1, 19/8/-1, 17/8/-1, 6/8/-1, 24/8-1, 23/9 -1, 6/9/2, 29/9/2, 31/9/43 totale 18


1799 totale 8 inizia il 16/3/7g e finisce il 15/1.  29/5/-1, 4/6/46, 29/11/36, 15/1/40, totale 5+i 3 seguenti=8. Diversi abitanti uccisi dalle truppe francesi:
-anno domini millesimo septingentesimo nonagesimo nono in mense julii tempore belli a gallus necatus inventus est Franciscus bertone q.am Michaelis aetatis annorum 35 circiter

-anno domini millesimo septingentesimo nonagesimo nono in mense julii tempore belli a gallis necata inventa est Angela Maria Bemo? Uxor Francisci Bertone aetatis annorum 32 circiter

-anno Dni 1799 in mense augusti tempore belli a gallis necatus inventus est Petrus Giocosa q.am Antonimi, aetatis annorum 60 circiter, sepultusque fuit in cemeterio huius loci Philippus Martelli Praepositus


1800  E' l'anno della fame: i morti salgono a  84

23/2/53, 4/5/44, 9/5/40, 12/5/45, 11/5/45, 21/4/35, 7/4/70, 23/5/66, 31/5 quadam mulierem loci crucisferreae cuius nomen ignoratur casualiter in huisce finibus obiit (quam fuisse Teresiam Povigna uxorem Caroli Pateta nunc mihi constat, 31/5/-1, 3/6/, 7/6/60, 76/635 Spiritus Strazzavinus sepultusque fuit insecus domum quam ob defectum personarum quae ad ecclesiam eum deferrent, 14/6/60, 14/6/2, 16/6/70, 21/6/60, 20/6/60, 29/6/25, 2/7/30, 4/7/44, 7/7/, 6/7/-1, 8/7/10, 12/7/1, 18/7755, 20/7/2, 24/7/-1, 24/7/-1, 19/7/-1, 23/7/50, 25/7765, 26/7/-1, 26/7/3, 27/7/50, 29/7/, 31/7, 19/8/-1, 7/8/60, 22/7/60, 6/8/1, 18/8/, 9/8/, 10/8/5, 10/8/55, 10/8/-1, 12/8/1, 19/7/, 20/7/, 18/7/, (inizia pagina 19 - 20 con inseriti morti datati 1801:grafia incerta 21/8/-1, 28/8//, 29/8/, 30/8/70, 22/9/-1, 3/9/63, 6/9/, 16/9/, 13/9/, 15/9/, 29/9/, 29/9/60,3/10/50,19/10/70), 4/10/55, 25/10/35, 24/10/28, 30/10/36, 1/11/45, 3/11/55, 6/11/70, 12/11/60, 14/11/5, 16/11/24, 21/11/40, 15/11/60, 21/11/, 24/11/60, 29/11/26, 27/11/50, 4/11/49, 9/12/, ../12/, 16/12/45 a questo punto parte pag. 21 con data 29 /8/1801 grafia di nuovo sicura.

1801 parte col 29 agosto e ha 7 decessi,

1802= 9 si è spedita nota dei defunti li 3 fruttidoro an 10?

1803=23 (7/2 ex ruina unius domi enectus fuit Mathia frachia 4 anni, 17/4 vix nata obit Catherina Ghisolfi di Alessi et Angela Maria, 19/4 obiit angela Maria uxor alessi) il 28 nevoso si mandò nota dei defunti

1804=23 (2/5/ obiti vix natus Bartholomeus Cerratus figlio di Francesco de Domenica, 2/5/ obiit Domenica moglie di Francesco Cerrato di 26 anni

1805=34 (8/9/ obiit infans Andrea Ghisolfo filius Alexi ed quondam Angela Maria

1806=23

1807=23

libro dei defunti 1713-1764 admodum reverendus D.Johannes Bernardinus

1726

Leonello Oliveri



Proprietà Letteraria Riservata
Riproduzione Vietata 

1) G. MERLA, O bravi guerrieri. L'arrivo di Napoleone in Italia e la Guerra delle Alpi, Ed. del Cerro, 1994, p 211.

2) Liber defunctorum ecclesiae parochialis sub titulo sancti Eugenii loci Roccavignalis 1796- 1807 redatto dal praepositus Bartholomeus Albesani di Camerana

3) Così si chiamerà l'unità amministrativa, estesa da Oneglia a Varazze e nell'entroterra fino ad Acqui, con capoluogo Savona, istituita dalle autorità francesi e nella quale saranno compresi, fino al 1815, i territori della Val Bormida amministrati dalla Francia.

4) Cum anno domini millesimo septingentesimo nonagesimo sexto die decima quarta aprilis galli locum istum invaserint, inique triduo castramentati depredati fuerint ecclesiam parrochialem; librum etiam asportaverunt in quo descripti erant defunti adulti ab inizio mensis octobris 1767 usque ad praenotatam die 14 aprilis. Qui vero exinde mortui sunt, in hoc descripti leguntur

5) Un esempio fra tutti, riportato dal Gachot: a febbraio del 1795 un capitano francese della 14a e un sergente maggiore dei granatieri vengono pugnalati rispettivamente al Melogno e a Calice. Come conseguenza cinq individus furent fusillès et le feu divora leurs maisons. E' una scena che si ripeterà in anni più vicini a noi.

6) E ai morti noti si devono aggiungere anche quelli sconosciuti , morti nel paese mentre forse cercavano cibo, come (il 31 maggio)  quadam mulierem loci crucisferreae cuius nomen ignoratur casualiter in huisce finibus obiit (quam fuisse Teresiam Povigna uxorem Caroli Pateta nunc mihi constat,

L'ultima parte della "Memoria" del Simondi:
"La gioventù (di Roccavignale)  se non mancasse in parte
del biognevole sarebbe assai guerriera"