domenica 28 gennaio 2024

FERRIERE TARDOMEDIOEVALI IN VAL BORMIDA


Leonello Oliveri



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Scopo di questo post è delineare il quadro di quello che potremmo definire il “tessuto

industriale” tardo medioevale dell’alta Val Bormida, specie dei suoi settori “piemontesi” : le ferriere, la loro origine, la loro struttura.

E’ un dato scontato, non privo di fondamento, il definire l’agricoltura come il settore trainante dell’economia delle popolazioni medioevali e post - medioevali. Ciò vale per tutte le zone e in particolare per le zone montane del basso Piemonte e della Liguria ad economia meno diversificata rispetto ad altre. Per quanto riguarda alcuni settori della Val Bormida, l’agricoltura non fu però l’unica voce massicciamente presente nell’ economia.

sabato 27 gennaio 2024

Anton Giulio Barrili scrittore valbormidese

 


Leonello Oliveri


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  In realtà qualcuno storcerà il naso al titolo obiettando che Barrili non fu valbormidese ma savonese, dove nacque nel
1836.
Savonese quindi, ma in Val Bormida, precisamente a Carcare, allora tranquilla località di villeggiatura per savonesi e genovesi bene, trascorse molte estati e –forse- i suoi mesi più sereni.
Studente a Savona presso gli Scolopi, laureato in lettere all'Università di Genova, iniziò la sua vita professionale come giornalista, prima in un giornaletto da lui fondato (L'occhialetto), poi come redattore nel quotidiano San Giorgio di Nino Bixio. Arruolatosi volontario nell'esercito piemontese nel 1859, nel '60 diviene direttore del Movimento, giornale di propaganda garibaldina. E' a fianco di Garibaldi nel '66 in Tentino e nel '67 nella sfortunata battaglia di Mentana, avvenimenti che verranno poi raccontati dal Barrili, 30 anni più tardi, in un libro di memorie (Con Garibaldi alle porte di Roma). Nel '75 a Genova fonda il quotidiano Il Caffaro, nel '76 è Deputato nelle liste delle sinistra. Lasciata ben preso la carriera politica, riprende quella giornalistica assumendo nell'84 la direzione della Domenica Letteraria. Nel 1894, grazie all'appoggio del Carducci, ottiene la cattedra di Letteratura italiana all''Università di Genova, di cui sarà Rettore nel 1903. Morì a Carcare il 14 agosto 1908.


Processi alle Streghe in Val Bormida nel ‘600

 

Leonello Oliveri
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…il demonio dette ordine di seminare la polvere di contagione…
…una femmina per nome Giustina, imputata di veneficio o sii stregaria…
…mi disse che pigliassi tre uccelletti chiamati rondinini e che li facessi arrostire…


Questo post è dedicato ad alcuni processi od episodi di “stregoneria”

che ebbero come teatro la Val Bormida del XVII secolo e come protagoniste –ma meglio sarebbe dire vittime- alcune donne accusate di diffondere la peste (quella del 1630-31, resa famosa dal Manzoni) o di pratiche di stregoneria.


venerdì 26 gennaio 2024

LA PESTE DEL 1631 IN VAL BORMIDA

 

Leonello Oliveri

"a bello, fame et peste libera nos Domine!
''per le terre della Diocesi delle tre parti sono morte le due"(1)

 


"A bello, fame et peste libera nos domine”! E la Val Bormida del XVII secolo provò tutti questi flagelli. Cominciamo dal primo, la peste.


Fra il 1618 e il 1648 l'Europa settentrionale fu devastata da una lunga guerra fra Francia e Spagna (e loro alleati), passata alla storia col nome di "Guerra dei trenta anni".
Essa sconvolse anche la Val Bormida, la cui posizione geografica, a cavallo della strada che univa i possedimenti spagnoli della Lombardia con il mare (e quindi con la Spagna) la fece diventare teatro di battaglia e di saccheggi per gli eserciti di tanti stati: non solo Spagna e Francia, ma anche Ducato di Savoia, Repubblica di Genova, Marchesato del Monferrato, Ducato di Mantova.


E furono proprio questi saccheggi e devastazioni (equamente suddivisi per tutta la zona), protrattisi per trenta anni, ad impoverire fortemente la valle, portando i suoi abitanti alla miseria e alla fame.
Fra le conseguenze ci fu anche un crollo delle difese immunitarie della popolazione che favorì il diffondersi di una grave forma epidemica di peste.

LA VAL BORMIDA DURANTE LA GUERRA DEI TRENTA ANNI (1618- 1648)

  

«Ed ecco apparve un cavallo verdastro
colui che lo montava aveva nome Morte
e l'Ade lo seguiva. Gli fu dato il potere di portare
lo sterminio ( ... ) con la spada, la fame, la peste» 

 (Apocalisse 6,7)

Leonello Oliveri
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Scopo del presente post è ricostruire i principali avvertimenti che ebbero come teatro l'alta Val Bormida nel burrascoso periodo noto come "Guerra dei trenta anni", che sconvolse l'intera Europa dal 1618 al 1648, quantificando nel contempo gli aspetti oggettivi dei due principali fenomeni, la guerra e la peste, che coinvolsero la nostra valle.



Caratteristica essenziale della ricerca è che essa è basata prevalentemente su documenti e dati conservati negli archivi locali, soprattutto parrocchiali, in notevole parte non ancora noti.

Sono infatti gli archivi parrocchiali delle chiese della Val Bormida a permetterei di constatare quali furono sul territorio le ripercussioni pratiche di quel trentennio di lotte che lacerò tutto il mondo occidentale all'inizio del XVII secolo e che vide anche la Val Bormida come campo di battaglia fra le armate di mezza Europa, Spagna e Francia in testa.

Le conseguenze furono drammatiche per la comunità contadina valbormidese, e si tradussero in una parola che riempì di sgomento i cuori e di cadaveri i cimiteri: la peste, quella resa famosa dal Manzoni.

Mamma mia dammi cento lire... che in America io voglio andare: mio nonno emigrante negli USA

 

Leonello Oliveri

Una frase che si sente spesso ripetere  di fronte alle grandi e incontrollate ondate di  immigrati


provenienti d’oltre mare è che non dovremmo dimenticare di essere stati anche noi emigranti in un non lontano passato.

E’ vero. Milioni di italiani sono emigrati, fra la fine dell’800 e i primi del ‘900,  nelle Americhe.

Ma si trattava di un’emigrazione sottoposta a ben altre regole, anzi, sottoposta a regole, regole che oggi mancano (a mio avviso) di fronte alle ondate che ci investono.

Mio nonno emigrò negli States, quindi parlo di una storia che la mia famiglia conosce