venerdì 23 febbraio 2024

UN PROCESSO CON TORTURA IN VAL BORMIDA NEL 1571


 



Tunc fuit conductus ad locum eculei…
. fuit elevatus in eculeo per brachia quatuor vel circa…
in suspenso per notabile temporis intervallum tentus…
fuit tortus igne…

"

 

Leonello Oliveri


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Dedichiamo questo post a un processo celebrato dalle autorità spagnole contro alcuni


valbormidesi  verso la fine del XVI sec. ritenendo che esso possa essere  un interessante esempio di ciò che poteva succedere a quei valbormidesi (ma il discorso non sarebbe diverso per qualsiasi altro contadino dell'Italia settentrionale) che avessero avuto la (mala) sorte di cadere nelle mani di quella che era allora impropriamente definita "Giustizia".

Come avvenivano i processi in quell'epoca? Cosa capitava a chi avesse avuto la ventura di attirare su di sé l'attenzione dei giudici per un qualsiasi motivo? Quali erano i  metodi seguiti nei processi?

Un fortunato rinvenimento di un fascicolo processuale risalente al 1571 riguardante abitanti della Val Bormida e risalente alla fine del XVI sec. ci apre squarci interessanti sull'argomento.

Ma lasciamo la parola agli atti processuali.

 

venerdì 16 febbraio 2024

Gli Statuti di Carcare del 1602

 

Leonello Oliveri



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Presentiamo in questo post il testo completo, preceduto da un ampio commento, degli “Statuti” di Carcare risalenti al 1602


 Gli Statuti possono rientrare nel genere delle leggi, anzi rappresentavano l’insieme delle norme, delle consuetudini aventi valenza giuridica, degli usi che regolamentavano tutti gli aspetti della vita comunitaria di un abitante di un paese nell’epoca medievale e  post medievale, nel caso di Carcare  (e di molti altri centri della Val Bormida) almeno dal sec. XV fino all’alba del XVIII.

martedì 13 febbraio 2024

STATUTI MEDIEVALI DELLA VAL BORMIDA



 

QUANDO IL FERRO ROVENTE PUNIVA I MALFATTORI



Leonello Oliveri

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Anche nei cosiddetti "secoli bui" del Medioevo la vita dei nostri antenati era regolata da un

insieme organico e preciso di norme e procedure, raccolte in un prontuario di facile consultazione -facile, logicamente, solo per chi sapesse leggere e, ovviamente, in latino!- presente in ogni paese: gli Statuti. Si trattava di un certo numero di agili capitoletti, in genere un centinaio, che regolamentavano ogni aspetto della vita sociale: dalle successioni alle operazioni di compra-vendita, dai lavori nei campi al "codice della strada", dai diritti delle donne e dei minori alle norme per il commercio e per l'igiene. E a fianco di ogni norma era indicata, chiara e precisa, la pena per l'infrazione: da una piccola multa per chi rubava un grappolo d'uva, allo squartamento per i briganti di strada.

giovedì 8 febbraio 2024

VAL BORMIDA 1799 -1800 GLI ANNI DEL FUOCO E DELLA FAME

 

LEONELLO OLIVERI



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Roccavignale è un piccolo comune della Val Bormida diviso in diverse frazioni (Camponuovo,
Strada, Valzemola, Pianissolo), situato in un'area montuosa ora tagliata dalla viabilità moderna e da innumerevoli viadotti dell’autostrada. Il vecchio castello gettava la sua ombra forse un po' cupa ed opprimente sul vecchio borgo sfilacciato ai suoi piedi, testimone di assedi e battaglie, da quelle dell'epoca carrettesca ai 18 giorni dell'assedio franco-spagnolo nell'agosto del 1629, all'incendio ad opera delle truppe napoleoniche che lo distrussero nel 1799, alle cupe vicende della guerra, mondiale e civile, del '40-'45.

mercoledì 7 febbraio 2024

L'invasione napoleonica in Val Bormida nelle testimonianze contemporanee: 1794-1799

 


LEONELLO OLIVERI



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Scopo del presente lavoro è esaminare il periodo delle invasione. francesi in Piemonte e in

Battaglia di Cosseria (13 aprile 1796)
Liguria negli anni compresi fra il 1794 e il 1799, incentrando l'attenzione particolarmente sulla Val Bormida che nel 1796 sarà il cuore delle operazioni militari collegate con l'inizio della I Campagna napoleonica in Italia: proprio in Val Bormida, con le battaglie di Montenotte, Cosseria e Dego, sorgerà il mito di Bonaparte, condottiero invincibile e astuto.

Caratteristica essenziale dell'indagine è che essa intende presentare esclusivamente documenti contemporanei: mancherà quindi forse di prospettiva storica ma avrà il merito di evidenziare come allora fu vista e giudicata l'invasione francese. La base del lavoro è fornita da alcune cronache, in parte  manoscritte, in parte già apparse in pubblicazioni locali, redatte da sacerdoti  (due) o da civili (due) del posto. ù

lunedì 5 febbraio 2024

Pericolo Lupi in Val Bormida? Cappuccetto Rosso attenta! I Lupi son tornati!

 


Nel 1824 gli ultimi attacchi mortali nella valle

Leonello Oliveri



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Negli ultimi tempi si sono succedute sulla stampa locale notizie di avvistamenti o attacchi in
Val Bormida attribuiti ai lupi. Per ora, fortunatamente, solo a pecore o cani.
Il lupo era, in passato, una presenza costante e preoccupante sulle montagne liguri. Tanto preoccupante da aver dato origine a foschi racconti e da essere stato sottoposto ad una caccia spietata che lo portò alla sparizione, almeno in sede locale. Perché tanto accanimento? Semplice, il lupo, anche se lo abbiamo dimenticato, è un carnivoro, e come tale ha bisogno di carne. Normalmente se la procura attaccando prede indifese, normalmente quadrupedi.

Inondazioni in Val Bormida: a quando la prossima? Il caso di Carcare

 


Leonello Oliveri

(Prima pubblicazione : novembre 2018)



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"A Carcare il ponte sulla Bormida, che divide il paese in due parti, è scomparso: le onde
giallognole del fiume lo hanno interamente coperto: un muro in mattoni della lunghezza di una ventina di metri, che serviva d'argine alla Bormida, fu interamente distrutto: Nelle botteghe e nelle stanze del pianterreno i tavolini, le madie, le seggiole, ecc. galleggiavano a guisa di barchette In una stalla, ove si tenevano parecchi cavalli, l'acqua superò l'altezza di un metro e mezzo, sicché le povere bestie si dovettero far salire al primo piano della casa. Tutti quelli che tenevano buoi nelle loro stalle, li trascinarono sul vicino cole della Boccialina temendo che non s'annegassero. Tutta la bellissima passeggiata di Pradonne, proprietà del sig. conte Naselli di Savona, fu quasi distrutta
".

domenica 4 febbraio 2024

Dai diamanti non nasce niente, dal cemento a volte si

Leonello Oliveri
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Dai diamanti non nasce niente, diceva una vecchia canzone.
I fiori sono delicati ed effimeri, ma a volte  sgretolano il cemento, spuntando anche nei luoghi e nelle condizioni più disparate e disperate, basta avere occhi per vederli

G.B. Sanguineti, un carcarese caduto in Abissinia (13-14 gennaio 1895)

 

Leonello Oliveri



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            Dedichiamo questo post ad un carcarese ignoto ai più, anche
se a lui è  intitolata la via che va, passando davanti a quella che fu la sua casa, dalla piazzetta al Collegio.

Il tenente Giovanni Battista Sanguineti nacque a Carcare, dove il padre era farmacista, il 15 gennaio 1865, e morì  a  Coatit (Eritrea) il 13 gennaio 1895 durante la battaglia che vide le truppe coloniali italiane agli ordini del gen. Baratieri contrapposte a quelle tigrine del ras Mangascià, in quello che fu opportunamente definito come “il nostro sciagurato delirio africano”: intendiamoci subito, sciagurato non perché fu un’impresa coloniale (dobbiamo giudicare i fatti storici inquadrandoli nell’epoca, e allora tutti gli Stati europei avevano le loro colonie, dove spesso si comportarono peggio di noi), ma perché fu un’impresa scriteriata, decisa in maniera irresponsabile e condotta – specie a livello politico- in modo altrettanto irresponsabile.

Non è questa la sede per dilungarsi sulle vicende militari italiane in Eritrea, sulle quali si può trovare abbondantissimo materiale in rete. Qui ci limitiamo a fornire alcune veloci informazioni sul contesto in cui avvenne la morte di questo giovane carcarese.

 

sabato 3 febbraio 2024

Universitari a Genova nell’età della Restaurazione: baffi proibiti, obbligatoria la messa

 


Leonello Oliveri



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Giovanni Ruffini (Genova 1807-Taggia 1881) fu un patriota, carbonaro e mazziniano nel
" Patriota in carcere"
(v. Niccolini 1835)
tormentato periodo degli anni successivi al 1821, quando la restaurata monarchia piemontese, poco sensibile agli ideali di rinnovamento portati dalla Rivoluzione Francese, cercava di stroncare ogni tentativo di rendere più moderna e libera la vita nei territori del Regno di Sardegna.

I bersagli di questa politica repressiva furono rappresentati, oltre che da un ristretto ed illuminato numero di aderenti alle forze armate (in genere ufficiali inferiori, non facenti parte della casta), soprattutto dagli studenti delle Università.

Torino, gennaio 1821: "macelleria messicana" all’Università. 8 studenti feriti

  

Leonello Oliveri


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Siamo a Torino, 11 gennaio 1821, teatro di Angennes, un baraccone di legno dove poi sorse il teatro Gianduia. Il teatro era divenuto luogo d’incontro degli studenti universitari,

pubblico forse un po’ rumoroso e talvolta scavezzacollo. Si rappresentava la Gazza ladra con la celebre Marchionni. Fra gli spettatori quattro studentelli universitari con un berretto rosso in testa: risate fra il pubblico benpensante: ”tutti ridevano considerando la cosa come una ragazzata” (1) Ma alcuni agenti di polizia (termine per allora improprio) o militari, non ridono e all’uscita del teatro arrestano uno dei quattro mentre gli altri riescono a fuggire. Motivo: gli agenti “avendo trovato in quei berretti una grande rassomiglianza col berretto frigio (quello dei rivoluzionari francesi di pochi anni prima) credettero di scorgervi un segnale rivoluzionario o una impudente provocazione al Governo “(2). La polizia politica o “alta polizia” era allora “affidata ai carabinieri che formavano un corpo ben pagato, molto disciplinato e fedelissimo; e la direzione spettava quindi al colonnello dei carabinieri. Questi, che era un conservatore convinto, ordinò che fossero arrestati” (3). Un centinaio di studenti si raccoglie quindi davanti al teatro, arrivano i carabinieri ch “distribuiscono a destra e sinistra delle ammaccature e piattonate”. Gli studenti si disperdono. Nelle notte viene arrestato uno dei quattro e altri due si costituiscono. “Il Governo, il quale avrebbe potuto terminare la cosa facendo anche espellere dall’Università i creduti colpevoli (..) quasi a disfida dei compagni facea sotto numerosa scorta attraversare la città a quei miseri e tradurli poscia a Fenestrelle ( sede di una famigerata prigione) . Questa provocazione infiammò lo sdegno nei giovanili petti dei colleghi” (4).

DA BARRILI A VICO scrittori, politici, scienziati e giornalisti nella Val Bormida del XIX secolo

 



DA BARRILI A VICO scrittori, politici, scienziati e giornalisti  all'ombra del Collegio

 



"L'Italia l'ho veduta farsi e so com'è;
essa è venuta su quale doveva essere:
il feudo di una classe di furbi, viventi di
mutua assistenza e di mutui salvataggi”
(G. C. Abba)

 

 

Leonello Oliveri



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Scopo del presente lavoro è ricostruire uno spaccato dell’ambiente culturale valbormidese
A. de Andrade (1839-1915)
"Sulle rive della Bormida a Carcare"

negli anni compresi fra la metà dell’800 e i primissimi del ‘900, offrendo una breve panoramica dei suoi personaggi per così dire “illustri”, di quanti cioè, giornalisti o scrittori, poeti, romanzieri o politici ricoprirono un ruolo di una qualche importanza in campo culturale e/o pubblico.
Si è scelto tale periodo in quanto fu - da questo punto di vista- uno dei più attivi e dinamici per la Val Bormida, con una fioritura di intelligenze, opere e risultati notevole, così da poter veramente definire la seconda metà dell’800 -si licet parvis componere magna - il “cinquantennio d’oro” della Valle.
Saranno trattati non solo personaggi che in Val Bormida nacquero, ma anche uomini (già, sono tutti uomini: e il perché non è certo difficile a capirsi, considerato l'arco temporale oggetto della presente ricerca) che in Val Bormida studiarono, si formarono, vissero: primo fra tutti il Barrili che da Ge­nova passò le sue estati a Carcare dal 1881 fino alla morte (1908).

GIUSEPPE SAPETO ESPLORATORE IN ABISSINIA REGALO’ ALL’ ITALIA LA SUA PRIMA COLONIA

 



LEONELLO OLIVERI
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Una delle più centrali ed animate piazze carcaresi è intitolata a
Giuseppe 
Sapeto. Ma in quanti, a Carcare, sanno qualcosa su questo signore?
Eppure il carcarese Giuseppe Sapeto fu un personaggio interessante e dalla vita avventurosa, una sorta di Indiana Jones dell’800, esploratore di quella che allora si chiamava l’Africa nera, selvaggia e misteriosa.
Chi sa oggi a Carcare che proprio lui, il carcarese Sapeto, acquistò un pezzo d’Africa e ne fece dono all’Italia? Chi sa che quello fu l’atto di nascita della prima colonia italiana in terra africana?